La follia italiana

Creato il 13 marzo 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
Che l’Italia non sia un Paese normale è un dato di fatto. Che ultimamente la situazione stia un po’ sfuggendo di mano a molti è altrettanto palese. Ma quanto è successo lunedì di fronte al Palazzo di Giustizia di Milano è un qualcosa che non ha senso. Un gruppo di parlamentari del PDL, quindi rappresentanti di uno dei tre famosi poteri che caratterizzano il Nostro come molti altri Stati, ha deciso di manifestare contro alcuni magistrati milanesi, rappresentanti di uno degli altri due poteri, colpevoli, secondo la valutazione di questi luminari e statisti d’altri tempi, di essere gli esecutori di una persecuzione politica nei confronti di Silvio Berlusconi. Cercare di fare un’analisi lucida di quanto successo è impresa ardua, se non altro perché in certi casi il silenzio e la compassione sono la scelta migliore.Eviterei di commentare le dichiarazioni del Presidente della Repubblica perché pensare che Giorgio Napolitano ricopra lo stesso ruolo di Uomini come Carlo Azegli Ciampi o Sandro Pertini provoca travasi di bile a chiunque abbia un briciolo di buon senso. E non perderei neanche troppo tempo per commentare il “teorema Cicchitto”, secondo il quale vi sarebbe un accordo tra magistrati stalinisti e giudici nazisti per eliminare Berlusconi: il fatto che i nazisti eliminavano fisicamente gli stalinisti (e viceversa) non sfiora neppure questo giovincello della politica italiana. Ci sarebbe poi la questione dei malanni fisici dell’ormai ex “unto del Signore”, ma forse è meglio lasciar perdere. Su due cose, però, non si può far finta di nulla. In primo luogo le dichiarazioni di Maria Stella Gelmini, secondo cui il lavoro dei magistrati di Milano recherebbe un danno al Paese. Detto da una che ha provato in tutti i modi a distruggere l’università Italiana, attualmente unica fonte produttiva di cui disponiamo visto che siamo in grado solamente di esportare “cervelli”, mi sembra un bell’azzardo. Ma soprattutto mi ha colpito l’immagine, sconsigliabile ad un pubblico sensibile, di Raffaele Fitto tutto intento a lamentarsi - sotto la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che campeggia all’entrata del Tribunale - per un sistema giudiziario che a suo dire non funziona. Sistema che, almeno nel suo caso, ha funzionato benissimo: Fitto è appena stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. E’ dal lontano 1994 che la domanda sorge spontanea: sono peggio quelli che certe cose hanno il coraggio (o meglio, non hanno la vergogna) di dirle o coloro che gli danno retta? 
Carlo Battistessa

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