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La fondamentale iniquità del Dio del talento

Creato il 03 marzo 2014 da Andreapomella

Ieri guardavo un documentario sulla vita di Mark Zuckerberg e riflettevo sul talento, pensavo che quando il Dio del talento assegna un talento non è detto che sia un talento utile, io per esempio non ho alcun talento, o forse ne ho uno solo, ossia so muovere le orecchie, ora immaginate il Dio del talento nel momento in cui decide di assegnarmi il talento di saper muovere le orecchie, “È una cosa che sa fare una persona su mille!” dice il Dio del talento, ma è una cosa completamente inutile, una cosa che nel tempo in cui vivo non richiama l’interesse di nessuno, magari fra mille anni verrà un tempo in cui quelli che sanno muovere le orecchie saranno considerati degli artisti prodigiosi, ma per adesso le cose stanno così e io non posso farci niente, posso solo tenermi questo talento inutile e maledire il Dio del talento per non avermi concesso un talento più utile di questo, più o meno si può dire la stessa cosa della fortuna, c’è una fortuna utile e una fortuna inutile, secondo la statistica le probabilità che io faccia sei al superenalotto sono una su 622.614.630, in realtà sono molte di meno visto che non gioco mai al superenalotto, sono più o meno le stesse probabilità che mi cresca in testa un capello verde pisello, tuttavia se si concretizzasse la probabilità che mi cresca in testa un capello verde pisello io non potrei definirla una fortuna, e soprattutto non potrei mettere a frutto la casualità sbalorditiva di una simile combinazione di fatti, insomma, quello che voglio dire è che, guardando bene, siamo pieni di talenti e di fortune, ma di questi talenti e di queste fortune non sappiamo che farcene, perché anche saper mettere a frutto i talenti inutili è un talento.


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