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LA FONTANA
Molti anni fa, quando non c’erano le bottiglie di plastica, in casa avevamo recuperato e messo da parte dei bottiglioni di vetro da due litri.
La cassetta, che le conteneva era di colore rosso ed in plastica molto resistente. Mi pare ce l’avesse fornita il titolare di un ingrosso di acque minerali conosciuto da mio nonno.
I tappini erano di plastica a chiusura ermetica, e se si rompevano, mettevamo i tappi di sughero dei fiaschi di vino; ci andavano bene lo stesso.
Mio padre mi portava con sé per dargli una mano quando andava a prendere l’acqua ad una fontana nel bosco in un paese vicino.
Percorrevamo molti chilometri con l’auto per prendere due casse di bottiglie e la strada nell’ultimo tratto era anche sconnessa.
L’acqua della fontana la utilizzavamo per bere, mentre quella dell’acquedotto non era molto gradevole.
Mia nonna diceva che :
– Sa di cloro ! –
Preferiva di gran lunga quella della fontana.
La nonna era la cuoca di casa e non la usava acqua dell’acquedotto per cuocere i fagioli.
Mio padre aveva fatto una modifica al tubo di scarico delle acque piovane, e quando venivano degli acquazzoni o forti piogge e il tetto risultava ben lavato, girava il tubo e riempiva una grossa conca con acqua piovana.
I fagioli cotti nell’acqua piovana erano una sciccheria, altro che chef a cinque stelle !
Son passati quei momenti lontani, quando veniva utilizzata ogni risorsa e non si buttava via niente.
La fontana nel bosco in principio era un sorgente naturale, anche se non sgorgava molta acqua, poi ci fu fatto un gran lavoro di squadra.
Qualcuno ci lavorò per facilitarne la raccolta.
Un muratore aveva predisposto molte pietre intorno alla sorgente, dei boscaioli avevano pulito il sentiero nel bosco, i contadini avevano preparato delle scalette e portato grosse pietre piane per quelli che erano ad aspettare, un idraulico ci aveva messo un tubetto murato per farla sgorgare in modo preciso.
Poche persone volenterose avevano ricavato da un ambiente naturale una modesta risorsa.
Le analisi chimiche dell’acqua non erano state fatte, nessuno ci aveva pensato. L’acqua era buona e questo era più che sufficiente.
L’acqua dei ruscelli di montagna non si assaggia, si beve e si ringrazia la natura.
Non ho mai saputo perché quella fontana fosse stata abbandonata.
Presumo siano state una serie di concause.
Penso ai rivenditori di acqua in bottiglia, alle aziende usl e i loro esperti, al proprietario del bosco per salvaguardare il bosco dalla quantità di persone di passaggio nel suo fondo, o forse solo l’assenza di manutenzione da parte di coloro che con tanto amore l’avevano costruita.
Con il tempo cambiano le abitudini di vita.
Anche i consumi di acqua hanno subito molti cambiamenti.
Nelle etichette andiamo a leggere i microscopici valori dei minerali, del residuo fisso, delle temperature alla sorgente, e siamo i primi a farci scrupoli sulla qualità dell’acqua.
Sono sempre vivo e vegeto pur avendo bevuto per anni l’acqua della fontana nel bosco e i fagioli della nonna.
Ora posso scegliere.
Posso bere acque con prezzi stracciati in bottiglie di plastica e che hanno fatto già migliaia di chilometri prima di arrivare sulla mia tavola.
Posso bere l’acqua dell’acquedotto, anche se ha ancora un sapore non molto gradevole.
Posso bere l’acqua filtrata con sistema ad osmosi installato presso l’abitazione.
Posso recarmi al vicino fontanello e riempire le bottiglie ogni due o tre giorni.
Il fontanello è una grossa costruzione in mattoni e cemento, contiene un enorme impianto di filtraggio ad osmosi, dotato di quattro cannelle.
Ci arriva acqua dall’acquedotto, ma viene filtrata, e resa gradevole con le tecniche più moderne.
Oggi mi sono recato a prendere l’acqua al fontanello e ci ho trovato dei tecnici della ditta.
Il fontanello non sarà funzionante per una decina di giorni. L’azienda sostituirà completamente l’impianto per metterne uno più moderno.
Avevano messo un cartello per avvertire l’utenza, ma è stato tolto probabilmente dai soliti vandali.
Ho sempre pensato che spesso non si danno valore alle cose che non si conoscono.
Ma soprattutto non si dà valore ai beni comuni.
Quei vandali non sanno che quella è una loro risorsa, una risorsa della comunità, e non rispettandola non rispettano nemmeno i loro beni.
Chissà se quei vandali conoscono questa storia, la storia della fontana del bosco.
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