Ma val subito la pena di sottolineare l'importanza di Venere ne La foresta dei pugnali volanti, rispetto a quella di Marte: infatti siamo di fronte a una toccante, indimenticabile storia d'amore, quella tra Jin (Takeshi Kaneshiro) e Xiao Mei (Ziyi Zhāng). Lui e lei, entrambi splendidi, affrontano il loro ruolo, la loro appartenenza a fazioni contrapposte di una Cina fuori controllo (una Cina che sembra ignorare l'urbanizzazione), per diventare via via una squadra e molto di più, con al fianco la presenza costante ed enigmatica di Leo (Andy Lau).La foresta dei pugnali voltanti è una pellicola di bellezza davvero stupefacente, soprattutto nella fotografia. Accompagnato dalla meravigliosa colonna sonora di Shigeru Umebayashi, il film di Zhāng Yìmóu è una continua sorpresa: sul piano narrativo certi passaggi sono così repentini da lasciare lo spettatore un po' disorientato, mentre sul piano della vista è tutto un susseguirsi di luci e di pannelli uno più incantevole dell'altro (con il fiore all'occhiello della "danza dell'eco danzante" e dell'inseguimento leggiadro nella foresta di bambù). Il ritmo viene sempre tenuto alto e il regista riesce a calibrare la poesia delle parole (splendida la traccia allegorica del vento) con i silenzi e lunghe pause che il pubblico occidentale associa facilmente a quella cinematografia così "esotica".
La foresta dei pugnali volanti di Zhāng Yìmóu è un'opera intensissima, moderna e ricca di colore, di sfumature, però precisa nel definire le sue tinte, il suo "carattere": non si dà le arie del "film d'autore", non ne ha la stucchevole densità, contempera semmai la nascita e lo svilupparsi di un sentimento forte e pervasivo su uno scenario che sembra fatto apposta per scongiurarlo. Un incontro che fulmina, uno di quei film che fanno la differenza e tracciano una linea di confine tra l'occasione fortunata e l'urgenza interiore di approfittarne.






