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La foresta di Joe R. Lansdale

Creato il 02 febbraio 2014 da Funicelli
La foresta di Joe R. Lansdale Incipit
Il giorno che nonno venne a prendere me e mia sorella Lula e ci trascinò fino al traghetto, non potevo immaginare che presto mi sarei ritrovato in una situazione peggiore di quella che ci era già toccata in sorte, o che avrei iniziato a frequentare un pistolero nano, il figlio di uno schiavo e un maiale grosso e inferocito, né tanto meno che avrei trovato l’amore e ucciso qualcuno, ma le cose andarono proprio cosí.Fu il vaiolo a scatenare tutto. Aveva attraversato il paese come un mulo imbizzarrito ed era stato particolarmente spietato con Hinge Gate, una città non molto distante.
Arrivò come una turbolenta e fangosa ondata di morte, e uccise cosí tanta gente che la chiamarono epidemia.
Questa è il racconto del viaggio che fece diventare adulto il giovane Jack Parker: un viaggio attraverso mille pericoli, agguati, sparatorie, rapinatori, bounty killer e prostitute dal cuore d'oro. Tutti insegnamenti che fecero diventare quel ragazzino timorato di Dio, per le prediche del nonno, in un uomo. Un uomo che sa come vanno le cose del mondo: un posto pieno di violenza, di uomini malvagi e ignoranti, senza nessuno scrupolo nei confronti dei più deboli. Un uomo che sa godersi i piaceri della carne e la compagnie delle donne, senza la paura di sprofondare nel peccato. Come avrà modo di spiegargli in questo viaggio, uno sceriffo che nel passato è stato anche cacciatore di taglie, "La vita non è solo bianca e nera; c'è anche un bel po' di grigio, ed è lì che ci troviamo".

Siamo nell'east Texas, ai primi anni del novecento: un'epidemia di vaiolo uccide i genitori di Jack Parker e della sorella Lula. Assieme a lei e al nonno, decidono di spostarsi da zia in Kansas, lontano dalla malattia, su un carro accompagnato da due muli:

Eravamo fatti così noi Parker. Prendevamo le cose come venivano. O almeno, così sembrava in superficie. Ma sarebbe bastato grattare un po', e sarebbe emerso subito il primo strato di gelatina. Eravamo il genere di persone che faceva difficoltà a piangere, ma, una volta iniziato, tanto valeva prepararsi al diluvio e imbarcarsi gli animali a coppie. Così, ce ne stavamo seduti in quel carro a prova di chiappe, storditi come se ci avessero tirato una pietra in testa.
Mentre attraversano un ponte sul fiume Sabine si imbattono in una banda di fuorilegge, Cut Throat Bill, Fatty e Nigger Pete, reduci da una rapina in banca in cui hanno appena ucciso lo sceriffo. I tre rapiscono la sorella di Jack e uccidono il nonno: ma prima di completare l'opera, una tromba d'aria (una costante nei libri di Lansdale, la mano di Dio che scompiglia le carte dell'uomo) fa affondare il traghetto, salvando Jack dalla morte. Salvo ma anche solo, senza armi né altro per cercare di togliere Lula dalle grinfie dei tre tipacci. Giunto a Sylvester, riesce ad incrociare il vice (scampato dalla rapina) mentre questi sta scappando dai suoi doveri e dalle future pallottole, assiste al linciaggio di uno dei rapinatori che era stato catturato. E, soprattutto, incontra i suoi futuri compagni di viaggio, che lo aiuteranno nell'impresa di salvare la sorella. Shorty, un nano con la passione delle stelle e dei libri si Twain, colto ma malinconico per tutto quello che ha subito dalla vita; un'enorme uomo di colore, Eustace, che campa scavando fosse ma capace di seguire le tracce dei fuggitivi avendo anche sangue indiano nelle vene. O almeno così dice. Ma forse quello che sa fiutare le piste nel bosco è il maiale selvatico che lo accompagna, Hog. Jack promette loro di vendergli le terre del nonno e dei genitori, di cui lui è erede, così i tre accettano di aiutarlo. A questo strano terzetto si aggiungerà Jimmy Sue, una prostituta che si è stancata di fare la vita e che decide di seguire Jack.
Non c'era assolutamente niente da aggiungere. Jimmie Sue era come una bottiglia che conteneva qualcosa di frizzante e che era stata scossa a lungo prima di venire stappata, e non avrebbe smesso di parlare finché non fosse rimasta a corto di bollicine.
E Winton, lo sceriffo del posto, che si da alla caccia dei tre fuorilegge sperando di riscuotere le taglie che pendono sulle loro teste.

- La nostra missione è salvarla, far fuori gli uomini che l'hanno rapita e riscuotere la ricompensa, disse Shorty.-Immagino, - risposi, - che la ricompensa sia per riportarli vivi o morti, perciò forse non dovremo uccidere nessuno. Io vi darò la terra, se mi restituirete mia sorella. Shorty ed Eustace mi guardarono come se mi fossi appena calato le brache e avessi lasciato un'enorme cacata in mezzo alla stanza.-Forse non dovremo uccidere nessuno? - ripetè Eustace.
-Hai bevuto e non me ne sono accorto?

L'incontro con i tre uomini (e un maiale) è per Jack un momento formativo, un'immersione nel mondo reale: un mondo dove si spara e si uccide. O si è uccisi.
Un mondo che è però in cambiamento: le prime auto iniziano a circolare sulle strade così come i primi pozzi di petrolio iniziano a comparire in mezzo alle campagne.
-Che diavolo è quella roba? - esclamai.-Si vede che se un campagnolo, - disse Shorty. - Quella, caro Jack, è una torre petrolifera. Dev'essere fuori funzione, o forse il giacimento si è esaurito. In ogni caso, ricordati queste parole: il futuro è nel petrolio, non nella terra da coltivare.
Jack in questo viaggio scoprirà l'amore e la morte, le ingiustizie del mondo e quanto l'uomo sà essere crudele. Una educazione alla vita, fatta anche grazie ai racconti dei suoi compagni di viaggio, Shorty, Winton, Jessie Sue. Ciascuno dei quali ha dentro di sé il suo dolore:
- Degli autentici mostri, - dissi.- Sono esseri umani, - ribattè Shorty. - Quindi sì, direi che il termine che hai usato è esatto.- Esseri umani? - dissi. - Non c'è nulla di umano in una cosa del genere.- Ho sentito parlare di uomini che stuprano e uccidono indiani e si giustificano affermando che non sono esseri umani. E sono sicuro che Eustace può raccontarti parecchie storie dettagliate e sgradevoli sul trattamento che i bianchi riservano alla gente di colore. Perciò, non intendo prendere le difese né dei bianchi, né degli indiani o dei neri. Li odio tutti allo stesso modo, proprio come odio me stesso. Non serve a niente aspettarsi dagli esseri umani più di quanto siano in grado di dare. Suppongo che non dovrei odiarli tutti, perché è come odiare l'acqua perché è bagnata, o la polvere perché è secca. Ma li odio comunque, e anche con un certo orgoglio.

Alla fine, il mondo, in tutta la sua bellezza, per le stelle e per l'universo, per la felicità dell'amore e della famiglia, si rivelerà nella sua interezza:
Mentre osservavo le stelle e l'oscurità che le separava, mi attraversò un pensiero curioso. Mi chiesi se la mia vecchia idea di Dio, del cielo , delle arpe e degli angeli non fosse troppo piccola per contenere tutto ciò che stava guardando, e se il buio interrotto dalle stelle , lassù, non appartenesse a qualcosa di più grande, di più difficile da spiegare, di Dio.
Devo confessarvi che quella fu la prima volta in cui sentii che ero davvero parte di qualcosa di più strano e meraviglioso di quanto avessi mai immaginato. Era un pensiero che non mi disturbava affatto.
La scheda del libro sul sito di Einaudi e il link da cui scaricare il primo capitolo.
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