Gilles Villeneuve sta alla Formula Uno come Jimi Hendrix sta alla musica rock.
Se il chitarrista di Seattle ha rivoluzionato con la sua chitarra il genere rock, mischiandolo con blues e jazz, il pilota canadese della Ferrari ha sconvolto il mondo della massima competizione motoristica su quattro ruote inventando uno stile di guida pulito, aggressivo ed estremamente efficace; se l’universo culturale del rock ha trovato nelle evoluzioni delle dita di Hendrix il pilastro su cui fondarsi, la Formula Uno deve ringraziare Gilles per aver offerto la massima espressione stilistica di quello che è l’elemento cardine di una gara automobilistica: il sorpasso.
Stiamo parlando di una Formula Uno senza tutti gli ammennicoli tecnologici odierni, uno sport in cui contavano il lavoro dei meccanici e l’affidabilità della vettura ma soprattutto la guida e la bravura del pilota, il suo estro, la sua intelligenza e freddezza. Era un periodo, quello degli anni 70, in cui questo sport era più sanguigno e le gare condite da una miriade di sorpassi e di duelli a oltre 200Km/h.
Gilles Villeneuve era un pilota atipico, faccia d’angelo e grande cattiveria in pista, corretto ma anche spietato nel duello, uno sportivo che non si tirava mai indietro quando c’era una sfida da accettare per quanto essa fosse ostica.
Comincia la sua avventura in F1 a bordo di una McLaren motorizzata Ford ma non finisce neanche la stagione perchè la sua sorte è quella di entrare nel mito: a due gare dal termine viene ingaggiato dalla Ferrari.
Spesso più dei titoli vinti o dei risultati conseguiti conta il valore della persona e si finisce per diventare dei miti, degli esempi da seguire, anche non avendo mai vinto un mondiale ma semplicemente per essere riuscito a darsi completamente al pubblico facendolo sognare.
In Ferrari Villeneuve troverà la sua fortuna ma anche la parentesi più brutta della sua folgorante seppure breve carriera, periodo che si concluderà con l’incidente che ne causerà la morte.
A causa di decisioni interne al box Ferrari Villeneuve entra in conflitto con il secondo pilota, Didier Pironi; nonostante l’intercessione del patron Enzo Ferrari, che spenderà sempre parole d’elogio e di amicizia per il pilota canadese, la situazione degenera così i due piloti vivono da separati in casa fino al tragico 8 maggio 1982.
Siamo a Zolder, per il GP del Belgio, e la situazione tra Villeneuve e Pironi è ancora parecchio spinosa. Gilles si sente tradito dal compagno di squadra e dal team stesso e forse proprio per questo è parecchio scosso, o perchè i grandi sono spesso destinati ad andarsene in mezzo al caos e alla confusione da loro stessa generata, come una stella che collassi dopo millenni di vita e di splendore, e interpreta male un tentativo di sorpasso incappando in un terribile incidente che gli costa la vita a soli 32 anni scioccando l’intero mondo dello sport.
Gilles Villeneuve ha lasciato in eredità a tutti gli appassionati della Formula Uno un ricordo molto intenso e romantico, quello di un ragazzo limpido fuori dalla pista e di pilota spigoloso e combattivo durante le gare, uno sportivo unico nel suo genere che andrebbe osannato e fornito come esempio a tutti i ragazzini che si avvicinano allo sport e a chi, come me (nati dopo il 1982), non ha potuto conoscerne le grandi virtù.
Affinchè però lo stato d’animo di voi lettori non rimanga ancorato alla tristezza del ricordo vi propongo un video storico: il duello tra Villeneuve e Renè Arnoux che assegnò il secondo posto nel GP di Francia durante il mondiale del 1979. Se non volete chiamare grande un pilota che viene ricordato per un secondo posto, come lo volete chiamare?