Magazine Astronomia
Viaggiano continuamente tra picchi e valli, odorano di muschi, di nevi perenni, vapori magmatici e abissi oceanici. Non esiste un luogo dove sicuramente li incontrerai.
Lungo il cammino accumulano oggetti di tutti i tipi, che sanno già di dover abbandonare ad un certo punto del viaggio, laddove occorre viaggiare leggeri. Al ritorno ne ritrovano i frammenti sopravissuti alle intemperie, che, per non calpestare, raccolgono e si cuciono addosso, facendone vita. Non hanno contatti diretti con tempo e spazio, possono camminare lentamente e in punta di piedi tra macchine in corsa o parlare a lungo e ad alta voce, apparentemente a sproposito, nel mezzo di una cerimonia ufficiale.
Veleggiano, volano, scavano, nuotano e poi tornano a camminare, ora dolci e compassionevoli, ora istintivi e feroci.
Spesso non possiedono parole per chiedere aiuto, tempo per aspettare o veli pe comprire cosa è "sconveniente" mostrare. Spesso sono destinate ad essere sole di una solitudine a volte cercata, a volte frutto della nostra difficoltà di stare loro accanto. E' la loro verità che ci spaventa, non la banale verità che corrisponde al non dire bugie ma la verità fatta veramente di picchi e di valli. Accompagnarli vuol dire accettare di percorrere noi stessi quella strada.
Il primo passo è alleggerire il bagaglio, liberarsi di tutto il superfluo, di tutte le situazioni che ci ancorano e ci costringono a passi lenti e faticosi, se non a rimanere immobili. Poi si incomincia a salire o a scendere...se si sale sono necessari gli occhiali da sole, la luce diventa abbagliante e ti impedisce di camminare. A questo punto della salita ci si può ancora mettere in cordata, affidarci a loro,ma poco dopo, incomincia a mancare l'ossigeno e ci si rende conto che lassù si arriva da soli, se si vuole arrivare!
Lo stesso accade, in modo diverso, nella discesa quando, lasciandoci cadere nel vuoto, cerchiamo di seguire queste persone speciali nelle valli.
Lì sicuramente la luce non darà più fastidio; anche il bagliore più flebile piano, piano scompare e verificata più volte la sensazione, ti accorgi di essere stato inghiottito in un enorme buco nero.
Gli altri sensi si acuiscono, i piedi sprofondano in liquami più o meno densi e la loro presa e stabilità diminuisce ad ogni passo. L'olfatto raccoglie odori densi e nauseabondi di natura imprecisata e poco rassicurante. Il volto, riparato in parte dalle mani, viene avvolto da ragnatele, rami e superfici che si adeguano alle forne e devono essere tirate via per poter proseguire.
Quasi sempre, arrivati al limite delle proprie paure, in alto ed in basso, si scappa, si corre via il più rapidamente possibile verso aria più ricca d'ossigeno o verso la luce e raggiunta la zona temperata si cerca un posticino, possibilmente in mezzo alla folla dove ci si sente illusoriamente rassicurati da quell'anomimo abbraccio.
Loro, le persone per me speciali, non cercano di convincerti a rimanere, non ti trattengono perchè sanno che in quel momento sarebbe inutile farlo e si ritrovano per l'ennesima volta da soli.
Dentro chi fugge rimangono in dono tante lucine accese, che forse un giorno lo richiameranno a percorrere quel sentiero, con più energia e col coraggio che serve per affrontare quella paura.
Alcune di queste persone sono note perchè i loro sentieri hanno molte intersezioni con i nostri, altri altrettanto speciali non hanno nomi conosciuti... o ancora, nel corso della vita, tutti sono in qualche occasione, persone così speciali per altre, lo siamo state e lo siamo anche noi. Grazie alle persone per me così speciali.Fiorella
Un foglio bianco, molta solitudine, qualche strappo al cuore e forse una guerra o due.
Il manicomio è una grande cassa di risonanza e il delirio diventa eco, l’anonimità misura, il manicomio è il monte Sinai, maledetto, su cui tu ricevi le tavole di una legge agli uomini sconosciuta.
Ritorna al vento della poesia che non ha speranza ma vive giorno per giorno calcando le ossa di vecchi e antichi profeti. Ritorna alle montagne ardenti della solitudine che ti bruceranno il corpo e la voce. Ritorna ai quotidiani tormenti ma sappi che la solitudine è l’unica donna che non ti abbandona. Alda Merini
Don Andrea Gallo parla ai giovani
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