Questo ci insegna Mario Calabresi in La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (Mondadori). E magari qualcuno farà spallucce, tra l'annoiato e l'irritato. Cose già sentite dai tanti venditori di ottimismo a prezzi di liquidazione.
E invece no, perché questo libro è come il pane buono ancora caldo, che non smetto di acquistare dal fornaio perché l'ho divorato tante volte. Ma soprattutto perché Calabresi non ci fa la paternale, non pesta più di tanto sui tasti dei buoni sentimenti, non gioca al pastore di anime.
Semplicemente Calabresi fa il suo mestiere, il mestiere di giornalista. E lo fa bene.
Perché prima di tutto questo libro è un reportage nell'America di oggi, l'America della depressione economica dopo la sbornia finanziaria, l'America del disastro che ha cancellato intere città e annientato le sicurezze di milioni di famiglie (un'America in questo senso sempre più vicina anche alla nostra povera Italia)
Però questo è anche un reportage nell'America di Obama, della speranza malgrado tutto, della scommessa sul futuro.
Storie di disastri, storie di gente che rialza la testa.
Un libro che fa bene, perchè non è solo un'iniezione di facile ottimismo. Un libro per tempi difficili perchè questi tempi non li nasconde, ma anzi, li mette spietatamente a nudo.