Che il circo mediatico sia spietato é notizia nota ed alla quale, ognuno di noi, resta perlopiù indifferente.
I falsi scoop o – peggio ancora – le informazioni inesatte alle quali poi non segue nessuna smentita sono all’ordine del giorno ma, finché non ci coinvolgono direttamente, non catturano la nostra attenzione.
E se, invece, un giorno mi svegliassi e scoprissi di essere io il ricercato numero uno al mondo?
Sulla testa una taglia da un milione di dollari, la mia immagine è su tutti i giornali, edizioni speciali del tg annunciano l’imminente cattura da parte dei reparti speciali del «mostro». Tutti i riflettori puntati sull’esistenza di chi – fino a ieri – era un perfetto sconosciuto: la gogna mediatica è in fermento, la vita del «fenomeno da baraccone» rivoltata come un calzino, sono resi pubblici dettagli privati, intercettazioni telefoniche commentate da improvvisati blogger e cronisti d’assalto appostati fuori casa in attesa dello scoop.
Spunta un amico d’infanzia che – in diretta tv al tg delle venti – dichiara ai giornalisti eccitati: «abbiamo frequentato l’asilo insieme, già da piccolo si capiva che era un tipo strano, preferiva disegnare e spesso leggeva invece di giocare a calcio».
Sui social network impazza la battuta, scorrono fiumi di (pleonastiche) parole associate a foto e video virali.
Tutto accade in due giorni, poi la platea inizia a stancarsi, l’audience cala e la notizia perde peso scivolando in terza pagina fino a divenire un trafiletto presente solo nei giornali distribuiti alla stazione del metrò, cibo scadente per pendolari assonnati.
Il pubblico moderno è esigente, è necessario macinare da subito un nuovo «mostro», dopotutto la carne fresca si trita meglio ed è più gustosa.
Sei appagato spettatore superficiale? Non sei ancora sazio?
Ed allora avanti col prossimo «mostro» ma stai attento: domani potrebbe toccare a te.
MMo