L’unico prezzo da pagare è un leggero odore di patatine fritte che esce dagli scarichi.
A Trieste alcuni pescatori hanno trovato utile, per affrontare i prezzi alti del gasolio, ricorrere ai biocarburanti ottenuti attraverso la conversione degli oli esausti provenienti da scarti di frittura, trasformati per l’occorrenza in biodiesel.
Alla base del meccanismo c’è uno studio finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito delle intese di programma pesca, sperimentato negli ultimi mesi del 2012 ed ora pronto per dare i suoi frutti.
O ridare i suoi fritti, qual dir si voglia.
Si, perché sono gli oli provenienti da sagre, ristoranti, ittiturismi, trattorie e friggitorie della provincia a diventare in questo modo una fonte straordinaria di risparmio non solo economico, ma anche di inquinamento.
Un ottimo e convenientissimo carburante per i motori dei pescherecci con meno danni all’ambiente.