La forza della parola. Ho sempre creduto nella forza della parola, ci credevo da bambina quando i libri erano pezzetti di mondo liquido dentro al quale rifugiarmi, ci credo ora che le responsabilità mi inchiodano alla realtà più di quanto non voglia e il rifugio, spesso, me lo devo costruire e soprattutto saper difendere. Ma non è sempre stato il mio forte, la parola. Banchi segnati dal tempo, cartelloni appesi alle pareti. All'asilo ero quella diversa perché parlavo male; bambini che feriscono altri bambini. E' passato così tanto tempo che i ricordi hanno lasciato il posto a immagini sfocate.
Superati questi ostacoli, la parola è diventata centrale nella mia vita. Come insegnante, come mamma, come ragazza che ha un bisogno viscerale di scrivere sempre, ogni giorno, ogni ora. Casa mia è tappezzata di frasi che ho letto, frasi legate a un momento della mia vita, frasi memorabili dette o sentite, comunque nell'insieme si tratta di parole unite da una forza straordinaria.
Su di me come scrittrice ho avuto modo di parlarne qui, sulle tre parole che caratterizzeranno la mia scrittura nel 2013 ne ho parlato qui, mentre oggi parlo di ciò che anima la mia scrittura. Sono quattro le parole che ho scelto e che meglio delineano il mio modo di scrivere. Come per i due post precedenti anche questo è frutto dell'idea Scrivere nel 2013 di Daniele Imperi su Penna Blu.
La scrittura è nata con me, è cresciuta, si è evoluta, ha subito bruschi arresti per poi maturare. Posso affermare quindi che la mia scrittura è in continuo divenire. Ad ogni modo cerco sempre di non rileggermi, soprattutto se si tratta di scritti lontani, in termini temporali, tra loro perché vorrei evitare spiacevoli sorprese (del tipo: ma guarda come scrivevo male!). Se penso a tutto ciò che ho scritto fino ad oggi, a ciò che ho pubblicato, a quello che ho lasciato nel cassetto, al romanzo a cui sto lavorando, ai racconti credo di poter definire la mia scrittura sulla base di quattro parole correlate tra loro: memoria, lirismo, vita, forza. Queste parole descrivono il lavoro fatto fino ad ora e quindi la situazione attuale nella quale mi ritrovo. E' una scelta contingente al momento che sto vivendo ma potrebbe non essere più valida tra sei mesi o tra un anno.
Memoria. Spesso ho scritto partendo dai ricordi del mio passato soprattutto a quelli legati alla mia infanzia. Credo sia la parte più sciagurata della mia vita ma anche la più fortunata perché si è rivelata (e si rivela tuttora) un pozzo inesauribile di sfumature, di spunti, di personaggi da approfondire per storie presenti e future. Molto di ciò che ho scritto in una raccolta di racconti è tratto proprio da un ricordo indelebile della mia infanzia che permane ancora oggi e che mi accompagnerà per sempre. Scrivere della mia infanzia non significa, per come la vedo, gettare le basi per un'autobiografia, anche perché non sarebbe il momento, non mi sentirei pronta per un passo del genere. Ogni cosa che ho scritto prende spunto da una memoria del mio passato per poi articolarsi, infittirsi di particolari.
Lirismo. Questa è una qualità che mi hanno spesso attribuito. Personalmente è qualcosa a cui tendo da tempo. E' difficile da raggiungere e altrettanto da mantenere. Credo che il lavoro maggiore sia scavare dentro di sé e lasciarsi andare a tutto ciò che è emozionale e sentimentale. Una volta ottenuto questo primo traguardo bisogna fare un lavoro accurato, limare, ripulire dalle sbavature, circoscrivere le emozioni senza con questo scadere nella razionalità. Lo studio quindi svolge un ruolo altrettanto importante nel processo lirico. Quello che fino a questo momento ho cercato di fare è scavare dentro di me e studiare il più possibile gli autori che ritengo i miei maestri. Diciamo che questa seconda caratteristica rappresenta più che altro una meta ambita che spero di definire presto.
Vita. Quando scrivo racconti o romanzi voglio che la storia viva di vita propria, che abbia un'anima, che riesca ad arrivare al cuore delle persone smuovendo qualcosa che sia anche solo rabbia. Voglio scrivere di storie vive, voglio che i personaggi siano persone, con un carattere ben definito, un lavoro, amicizie, abitudini e affetti chiari, lineari, oppure intricati e complicati come tante vite di persone che conosciamo. Insomma la storia deve respirare e camminare con le sue stesse gambe. Anche questo non è sempre facile da raggiungere. Ho scritto storie vere perché basate su un particolare della mia vita reale, ho cercato di arricchire la trama con persone nelle quali il lettore si potesse immedesimare, ho studiato a lungo per rendere la narrazione il più possibile lirica sfruttando ciò che era il mio coinvolgimento emozionale nella storia senza, con questo, slittare verso l'autobiografia. Sono stati lavori lunghi ma che hanno dato grande soddisfazione. E poi ho scritto storie piatte, senza spessore, storie che esistevano solo nella mia testa che non potevano avere un riscontro nella realtà. Erano parole sterili, senza forza alcuna.
E veniamo all'ultima parola. Forza. Così come amo leggere storie narrativamente forti, di grande sensibilità, tendo a scrivere (o almeno questo è un altro dei traguardi che voglio raggiungere) storie di grande impatto emotivo. Questa tuttavia è un'arma a doppio taglio in quanto spesso mi è stato sottolineato che la troppa emotività rischia di schiacciare la storia oppure di trasfigurarla mandando fuori strada il lettore.
Questo è quanto scrivo e quello su cui sto lavorando ogni giorno. Non sempre riesco nei miei intenti ma, come ho detto prima, è un lavoro in continuo divenire.