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Venerdì sera, una semplice pizzata tra amici e fiumi di domande esistenziali tipo “Vi hanno mai detto qualcosa che vi siete portati dietro nella vita?“. Mentre ognuno condivideva le proprie esperienze, sono rimasta colpita da quanti di noi siano stati segnati dalle parole dei genitori. Ad esempio, un’amica il cui padre un giorno le disse “Qualsiasi cosa tu faccia nella vita, falla al meglio” è diventata un’imprenditrice di successo. Un’altra invece, cui era stato detto “Tanto nessuno ti guarda”, ha poi ricoperto, negli anni, il ruolo di assistente a persone di potere. Riflettendoci, sembra quasi che le parole diano forma alle scelte di vita… La loro forza si manifesta per tutti. Pensiamo solo al piacere che proviamo quando qualcuno ci porge un complimento sincero, oppure al disagio che proviamo se ci capita di svelare un segreto che avevamo promesso di mantenere. Le parole e le energie che esse portano con sé possono creare o rompere amicizie, costruire carriere, fare innamorare. Nulla di nuovo, eppure spesso lasciamo che ci escano dalla bocca senza nessuna mediazione e consapevolezza delle conseguenze. Come un sasso gettato nel lago, che crea onde che cominciano ad incresparsi fino a diventare agitate e schizzarci addosso. Per questo è bene rendersi consapevoli della loro energia; creano gioia, dolore, falsità, crudeltà e amore. In un mondo dove prevale un flusso di chiacchiericcio indistinto, senza fine, senza verità, dove la ripetizione ininterrotta di supposizioni e finte promesse rende la parola vuota di significato di fiducia, il concetto di “parola autentica” sembra rivoluzionario. Eppure una maggiore consapevolezza del suo uso può essere uno strumento di trasformazione, non solo nelle relazioni, ma soprattutto per noi. Le parole creano la realtà, e se pronunciate in maniera corretta e ripetuta, possono cambiare il corso della vita. E’ quindi importante che non producano effetti nocivi sugli altri e di conseguenza su noi stessi; questo implica che il nostro agire deve essere improntato al nostro parlare e corrispondere ad esso. Il primo passo è quello di rendersi consapevoli di cosa esce dalla bocca, per esempio origliando le nostre parole senza giudicarle, ascoltandone la forma, il tono con cui si esprimono, in quale contesto, le reazioni emotive che suscitano in noi e negli altri. Il secondo passo è quello di domandarsi: cosa mi fa dire ciò che dico? Quale tipo di emozione inespressa sto richiamando? Desiderio, dolore, invidia, rabbia, gioia. Oppure le parole stanno mascherando uno stato d’inquietudine, e si risolvono in un’affermazione sarcastica. Questa forma di autoindagine richiede riflessione e tempo, ma è necessaria. E’ un processo essenziale per riuscire a parlare con voce e parole autentiche, che siano in grado di trasformare in meglio la nostra energia e farla vibrare anche nella vita di chi ci circonda.