Magazine Bambini
Le sei di mattina, questa casa è un forno, il sole è già sorto ed ha fatto in tempo a scaldare muri e finestre. Ho delle dolorose fitte da ieri sera, non sto bene né sdraiata né in piedi, mi giro e mi rigiro nel letto e il Principe mi guarda preoccupato. Sono preoccupata anch'io in realtà ma il mio ruolo "da dura" non mi concede di mostrarlo, so che un lamento più forte degli altri mi spedirebbe dritta dritta all'ospedale ed io non voglio andarci, non ora, non oggi, perche non è cosi che avevo programmato la giornata.
Stringo i denti e faccio una doccia. L'immagine allo specchio non è un bel vedere, l’ho scritto in faccia che " non va", che forse qualcuno sarà meglio sentire che a lasciar correre non è sempre una buona idea.
"Smettila di fare la dura Piky, non lo sei. Vai di la e fatti aiutare". Il Principe è già sulla porta. Usciamo" mi dice.
Dopo tanto inverno, la giornata si annuncia magnifica, i tigli profumano d'estate, il cielo è finalmente del suo colore naturale e la radio manda la canzone perfetta.
Non sono in vena di chiacchiere, ultimamente lo sono sempre meno... tendo a isolarmi, come se mi stessi preparando per una gara importante e avessi bisogno di concentrazione. Ho costruito intorno a me una sorta di guscio dove in letargo aspetto... in questo periodo penso molto a papà, manca da sette anni ormai, ma io lo considero un po' in viaggio... so che tornerà quando ne avrò bisogno e forse oggi, proprio per questo, sarà qui. Da un po' di tempo me lo figuro in smoking, lui che, da sportivo, avrebbe vissuto sempre in tuta e jeans e me lo immagino mentre canta una canzone d'altri tempi. Una di quelli che alla radio danno come revival di qualche decennio fa. Ogni volta che siamo in macchina e ne passa una, io la canticchio, piano, sottovoce, quasi con vergogna... il Principe stupito fa sempre una smorfia di finto disgusto, ma io lo so che in cuor suo è contento e perché no, pure orgoglioso di questa Piky un po' all'antica e alza il volume. Sa che dietro quella musica, non c'è solo melodia ma una persona intera con tutti i bei ricordi che ha lasciato dietro di se e sorride. Ultimamente penso tanto anche a noi, sento e so che siamo a una svolta, una di quelle importanti, un incrocio, dove sbagliare strada è un attimo, una scelta che comporterà una rinuncia ma che donerà una conquista... "non aver rimpianto della prima e non aver timore della seconda" diceva lui ed io ne ho fatto filosofia.
"Vuoi fermarti a fare colazione?"
"No meglio di no" e proseguiamo.
Non c'è ancora tanta gente in giro, la giornata è veramente calda e chissà qualcuno forse oggi partirà per il mare... il mare... quanto tempo che non lo vedo, mi manca e ora mi sento proprio come una goccia lì nel mezzo. Una goccia che tra poco potrebbe evaporare e non lasciare nulla, oppure unirsi ad altre gocce e formare un’onda schiumosa o meglio ancora una cascata. Forza e potenza in un salto nel vuoto. Per lanciarti devi essere forte ma anche lasciarti andare... l'ho sempre pensata come una contraddizione questa, ed io credo di non essere né l'uno né l'altra. Quanto mi manca papà, vorrei che fosse qui oggi, ancor più del giorno del mio matrimonio, quando non c'era nessuno a sorreggermi il braccio, quando trionfante ho salito quelle scale tenendo su i lembi del vestito, mentre il cuore piangeva. Sette minuti netti di cerimonia, un ‘si’ quasi urlato e tante risate. E' stato bello, cavolo se è stato bello! Allora non sapevo nulla del dopo, di quello che ci aspettava dietro l'angolo, della strada percorsa e degli incroci da svoltare. Non sapevo nulla di questa mattina, del grande edificio bianco di fronte a noi, del Principe che mi avrebbe sorretto per entrare dentro, del tonfo della porta che chiudendosi alle nostre spalle avrebbe lasciato l'eco, della piccola valigia in una mano e del cuore nell'altra. Della paura, della gioia, del timore, della sorpresa e delle mille altre sfumature d'emozione che da lì a poco avremmo sentito.
Non sapevo nulla allora. Ora lo so e tu sei con noi dalle quattro di quel pomeriggio di tre anni fa.
Auguri Leonardo!