In questi giorni si fa un gran parlare della copertina ritoccata pubblicata dell’Economist. L’immagine scelta ci mostra un Obama solo,
mani sui fianchi, che guarda verso il basso con aria quasi rassegnata. Ma è tutto frutto di un abile lavoro di Photoshop: la vera fotografia (pubblicata dal New York Times) mostra una situazione ben differente: anzichè sconsolato Obama ascolta concentrato quello che gli viene detto da Thad W. Allen (Capo della Guardia Costiera) e Charlotte Randolph (presidente di una locale contea).
Si tratta di contesti ben diversi e di significati ben diversi. La polemica che ne è nata è quindi se è corretto o meno “distorcere” la realtà per esprimere al meglio un concetto.
Per quanto ogni foto e ogni situazione vada analizzata nella sua interezza, sono definitivamente a favore della scelta dell’Economist. Si tratta di un discorso che, a suo modo, ha molto in comune con quanto ho detto sulla progettazione delle interfacce grafiche. Nella percezione comune le fotografie sono quanto di più fedele ci sia nella rappresentazione della realtà. Ma tutto questo spesso ha poco senso: già nel momento dello scatto si fanno delle scelte più o meno consapevoli; si sceglie di togliere dall’inquadratura degli elementi di disturbo, modificare la profondità di campo, l’angolazione e la luce. Tutto questo non fa altro che predisporre lo scatto verso il contenuto che si vuole esprimere. E allora perchè Photoshop dovrebbe essere meno lecito?
La fotografia, soprattuto quelle di copertina, sono indissolubilmente legate all’articolo a cui si riferiscono. Lo rappresentano, lo sintetizzano. In una foto appunto.
Non si tratta di dare un quadro obiettivo del campo da gioco, ma di predisporre il lettore verso quello a cui andrà incontro. In questo ambito pretendere obiettività da una foto mi pare quanto di più paradossale. Forse un modo per rendere giustizia alla massima trasparenza ci sarebbe: si potrebbe pubblicare nella seconda di copertina, o come foto interna all’articolo quella non ritoccata.
Così come una buona interfaccia dovrebbe parlare senza parole, così anche una foto deve sintetizzare da se un intero articolo. E in questo senso l’illustrazione (perchè di questo si tratta) fatta dall’Economist coglie perfettamente nel segno; e poco importa se Obama in quel momento non era perplesso, perchè sappiamo di certo (e lo si potrà leggere anche nell’articolo stesso) che lo è già da un paio di mesi a questa parte.