Con questa prima fotografia di Luigi Ghirri inizia la mia collaborazione al blog kiteinnepal.com. Mi chiamo Paola Meliga, sono una gallerista di Torino ed espongo prevalentemente opere di fotografia sia storicizzata che contemporanea. Mi appassionano da sempre gli scatti Anni Settanta: l’avanguardia della fotografia, quelle opere che al tempo erano ‘innovative’ sia nello scatto che nella storia che si respirava (e che si respira tuttora) dietro l’immagine stessa. E poiché questo è un blog dedicato al cibo, tutti gli scatti che vedrete in questa sezione avranno questo comune denominatore.
Svizzera 1971/1973 – Fotografie del periodo iniziale.
In questa foto il pomodoro ‘immortalato’ da Ghirri è più inteso come oggetto concettuale che non soggettivo dell’immagine.
Luigi Ghirri (Scandiano, 5/1/1943 – Roncocesi, 14/2/1992) è stato uno dei più influenti fotografi europei cui si devono contributi e iniziative che hanno vivacizzato l’asfittica atmosfera della fotografia italiana dalla metà degli Anni ’70 in poi.
I suoi primi scritti sulla fotografia risalgono al 1973 e sono raccolti insieme a tutti gli altri redatti come introduzioni ai suoi lavori fotografici, presentazioni di mostre ed articoli su quotidiani nel bel libro Niente di antico sotto il sole, Ed. SEI 1997.
Ghirri vive tra Modena e Reggio Emilia e muore prematuramente nel 1992. Sono degli inizi Anni Settanta le prime serie di lavori grazie ai quali la critica si avvicina con interesse alla sua ricerca. Inizia a fotografare nel 1970 confrontandosi con artisti concettuali e ricercando segni nei paesaggi naturali e segni artificiali nell’opera umana e nel paesaggio stesso (manifesti, insegne ma anche cartine geografiche). Dal 1980, sollecitato da Vittorio Savi, si confronta con la fotografia di architettura nel territorio. In particolare fotograferà per lo stesso Savi, per Aldo Rossi, Paolo Zermani. I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane, ma mai privi dell’intervento dell’uomo sul paesaggio. Le sue foto sono generalmente a colori.
Nel 1979 partecipa alla Biennale di Venezia e contribuisce con le sue sperimentazioni alla legittimazione artistica della fotografia. Sulla base di committenze pubbliche e private, reinterpreta l’architettura e il paesaggio italiano e si fa promotore di numerose iniziative e mostre collettive che indagano le trasformazioni dell’ambiente contemporaneo e che rappresentano importanti punti di svolta nella fotografia italiana del periodo.
Nel 1992 (anno della sua morte) la galleria d’Arte Moderna di Bologna gli ha dedicato la prima retrospettiva ed il libro-catalogo intitolato Vista con Camera 200 fotografie in Emilia Romagna. Il volume si apre con una delicata introduzione di Paola Ghirri, moglie di Luigi, che con Ennery Taramelly delinea così l’avventura umana ed artistica del marito: “Le tracce di Pollicino vogliono essere un viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta del bizzarro universo, fisico ed umano, dove l’autore ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza: un microcosmo che avrebbe legato il “magico giocattolo” fotografia allo “stupore” incantato con cui i suoi occhi di bambino avevano dischiuso lo sguardo sul mondo (…) Le tracce di Pollicino sono un invito a varcare una soglia e credere ancora nei sogni, nell’utopia e nella verità della poesia”.
Luigi Ghirri è anche autore di copertine di numerosi album per la RCA sia di musica classica che di artisti italiani come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, CCCP Fedeli alla linea, Stadio, Ciao Fellini, Robert & Cara e altri.
Galleria d’Arte Paola Meliga ([email protected])