ETNA 2006-2008, Sicilia. Foto di Ilaria Ferretti
“La Montagna è imponente, grande al punto che è difficile immaginare quanto. E’ un luogo magnetico, mistico nel suo essere dispersivo, si cammina senza meta e si scopre poi di essere attirati verso l’alto, verso il cratere centrale. Sorprende il suo essere contemporaneamente un luogo di assenza e di presenza, di morte apparente ma visceralmente vivo. Un andirivieni di tiepide nuvole cariche di cenere e un insolito terreno che emana calore, mitigano le fredde folate di vento tipiche dell’alta quota. Coperti da indumenti improvvisati, i visitatori affrontano infreddoliti mutevoli percorsi, in un paesaggio romantico, di sfumature lievi, di dune vellutate e di croste ruvide e dure. Come ipnotizzato l’Uomo si avvicina a un luogo che emana conati provenienti dal profondo, sperso in questo paesaggio sente avvizzire la pelle, e non distingue se per il freddo, l’emozione o la paura”. Ilaria Ferretti
“…quel luogo sulla terra […] è il luogo epico dove l’uomo è simultaneamente indigeno e straniero, e possiede la precipua condizione della vita leggendaria, quella di essere avvolto di solitudine e simultaneamente quella di essere legato alla sorte di tutto”. (G. Ungaretti, Vita d’ un uomo.)
Ilaria Ferretti (Fabriano 1980) dal 2002 porta avanti una ricerca visivamente poliedrica, concettualmente parlando invece, grazie al tempo fotografico che congela il tempo del mondo, crea immagini che raccolgono al loro interno una continua manifestazione dell’essere. L’uomo, spesso figurativamente assente nelle sue fotografie, si presenta sotto forma di tracce, segni del suo passaggio, presenza/assenza che rapportata all’esistere in senso universale determina il punto chiave del lavoro di Ilaria Ferretti. Ha esposto in spazi pubblici e privati a Torino, Roma, Milano, Bologna, Padova, Colonia. Tra i premi: Quotidiana 07, Premio Terna 03, Paesaggi del Lavoro edizioni 2009 e 2008.
La sua poetica è stata definita “Punk-Romantik” (Pippo Ciorra), il suo occhio di fotografa “… un eclissi dello sguardo che si fa senso…” (Fulvio Bortolozzo), le sue opere “… sanno restituirci la pelle del mondo, il ritmo del tempo, e sono memoria da custodire …” (Veronica Iurich), ella “… si specchia nel paesaggio e riporta alla luce per se stessa e per noi, un vorticare di emozioni profonde …” (Fulvio Bortolozzo), “… Si muove con disinvoltura nella contraddizione della sensibilità estetica contemporanea, che deve soffrire onestamente e con empatia la continua perdita di integrità dell’ambiente, ma che non può allo stesso tempo rinunciare ad estetizzare questa condizione …” (Pippo Ciorra).
E’ Co-Fondatrice di PHOS Centro per la Fotografia di Chieri. Attualmente insegna all’istituto Europeo di Design di Torino. Vive a Torino.