La fotografia come dono

Creato il 29 gennaio 2014 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Le fotografie limitano la memoria. Sembra assurdo ma è quanto emerso da uno studio nel quale, controllando i particolari ricordati dopo una visita al museo da parte di persone cui è stato chiesto di fissare gli oggetti esposti, in coloro che avevano scattato fotografie è stata riscontrata una memorizzazione più inefficace [1]. Processi cognitivi, valli a capire. Magari poi si scoprirà che non è vero niente, ma se invece così fosse, se davvero fosse confermato un legame fra l’inserimento di un qualcosa nell’obbiettivo fotografico e il suo parziale allontanamento dalla mente, non ci resterebbe che un dovere: quello di ringraziare i tanti che, sacrificando una piccola parte della loro memoria, hanno donato a tutti la storia.

Si dovrebbe per esempio ringraziare chi, scattando fotografie e riprendendo quanto accadeva il 5 giugno 1989 a Tienanmen, ha fatto sapere al mondo che il coraggio di sfidare a mani nude una colonna di carri armati un uomo lo ha davvero avuto. E grazie anche chi ha portato la macchina fotografia nei teatri guerra affinché tutti, vedendo le immagini del peggio, potessero immaginare qualcosa di meglio e, se già lo avevano davanti, potessero finalmente apprezzarlo. Grazie anche a chi ha ritratto la linguaccia di Albert Einstein (1879 – 1955), perché ha sottolineato che un vero genio sa anche scherzare, anzi forse lo fa meglio degli altri.

Gratitudine sincera dovrebbe andare anche a quel tale – Alfred Eisenstaedt (1898-1995), si chiamava – che, trovandosi Times Square proprio quando fu annunciata la fine della Seconda Guerra Mondiale, ebbe occasione di scattare la foto di un bacio appassionato fra un marinaio e un’infermiera: grazie a quel rullino, abbiamo avuto la conferma che la fine di ogni catastrofe e di ogni dramma può essere scritta solo con l’inchiostro dell’amore. Non potremmo infine non ringraziare gli astronauti della missione Apollo 8, che il 22 dicembre 1968 hanno immortalato l’alba vista dalla Luna: grazie a loro per averci ricordato che ovunque uno si trovi, foss’anche fuori dal mondo, ha sempre l’occasione di vedere una rinascita. E, vedendola, anche di provarla.

Note: [1] Cfr. Henkel LA. (2013) Point-and-Shoot Memories: The Influence of Taking Photos on Memory for a Museum Tour. «Psychological Science»; [Epub ahead of print].



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