Non ero ancora nato e a Tel Aviv esplodevano gli autobus e si contavano morti e feriti. Ho quarantaquattro anni e a Tel Aviv esplodono ancora autobus. Quando non ci sarò più – capiterà anche questo – a Tel Aviv gli autobus continueranno ad esplodere e si continueranno a contare morti e feriti. Dalla Strisca di Gaza partiranno razzi contro Israele e da Israele partiranno razzi su Gaza e le foto di bambini uccisi faranno il giro del mondo veicolate da ogni mezzo di comunicazione sia di massa sia domestico. Quando la guerra tra israeliani e palestinesi avrà fine? La guerra della terra santa può avere fine? La storia è tanto lunga che a ricordarla tutta si fa notte. Le buone intenzioni non hanno mai prevalso. Perché dovrebbero prevalere oggi o domani? Israele è un piccolo Stato democratico in una regione araba che lo considera un intruso e un nemico. Se si volesse trovare un accordo e risolvere la questione israelo-palestinese l’accordo si troverebbe. Ma fatto l’accordo – come più volte è accaduto in passato – la inesauribile “questione” non si risolve e si aprono nuovi fronti.
Ancora ieri si lavorava per una tregua: Egitto e Stati Uniti si spendevano per far tacere i razzi e negoziare una tregua di lungo periodo. Ma mentre i negoziati andavano avanti e la Clinton era a colloquio con Benjamin Netanyahu è esploso il solito autobus nel centro di Tel Aviv. La tregua è morta prima di nascere. Hamas non si è di certo rammaricata dell’esplosione che mandava a monte i negoziati e, anzi, ha esultato. Se, dunque, la tregua fosse stata raggiunta, quanto sarebbe effettivamente durata? Il tempo della ripresa degli attacchi contro Israele e la risposta di Israele che non rinuncia di certo al suo diritto a difendersi.
La domanda netta, al limite dell’ingenuità, è: Hamas vuole la pace? Un accordo di pace vorrebbe dire l’accettazione dell’anomalia da parte araba dello Stato democratico di Israele. Cosa impossibile perché i regimi arabi si nutrono di odio anti-ebraico e l’esistenza del conflitto ideologico e militare con Israele è parte attiva della loro ragion d’essere. Con l’attentato di oggi a Tel Aviv si è messa una pietra tombale sulla tregua. L’ultimo attentato a Tel Aviv risaliva al 2006: un palestinese si fece saltare in aria e ci furono undici morti. Oggi non sembra ci siano morti, ma la morte della tregua è sicura e ciò che non volevano gli Stati Uniti, una escalation del conflitto, appare inevitabile. L’Iran sostiene apertamente Hamas e tutto ciò che è in inimicizia con Israele: il sostegno ad Hamas non è solo finanziario ma anche militare e proprio in questi giorni da Teheran è venuta una rivendicazione chiara e netta proprio degli aiuti militari iraniani ad Hamas e alla Jihad islamica. Il clima politico e diplomatico non è quello di una tregua ma di un nuovo conflitto. La pace non solo è lontana, ma anche impensabile. La soluzione della questione israelo-palestinese è soltanto nella durata indefinita del conflitto. Hamas, che è la punta del mondo arabo che tocca Israele, non vuole la pace.
tratto da Liberalquotidiano del 22 novembre 2012