14 NOVEMBRE – Il bilancio delle vittime viene riaggiornato, tragicamente, di ora in ora. Parigi è stata colpita di nuovo al cuore, a distanza di undici mesi dall’attacco terroristico a Charlie Hebdo e al negozio kosher. Il 2015 sarà ricordato come l’annus horribilis dell’intelligence francese, con la capitale colpita da due attacchi sanguinari senza precedenti. Due attacchi che dimostrano come sia lecito dubitare della sicurezza interna alle frontiere non solo francesi, ma anche europee. Ancora una volta i terroristi hanno attaccato il cuore della Francia, facendo molte più vittime che a gennaio. Un vero e proprio bagno di sangue.
Il presidente François Hollande, sottolineando come il Paese stia vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia recente, ha deciso di chiudere le frontiere nazionali. Per i cittadini di Paesi dell’Unione Europea aderenti al trattato di Schengen sono previsti in ogni caso controlli serrati ed è stato chiuso, seppur brevemente, anche il traforo del Monte Bianco. È chiaro l’intento di evitare il ripetersi di errori già commessi lo scorso gennaio quando Hayat Boumeddienne, moglie e complice di uno dei terroristi coinvolti nell’attentato al negozio kosher, riuscì a fuggire senza intoppi dalla Francia, giungendo in Turchia con un volo di linea partito da Barcellona e raggiungendo da lì la Siria.
Dopo stanotte l’allerta è quanto mai necessaria. Si è di fronte a una dichiarazione di guerra, annunciata con la strategia del terrore ormai cara all’ISIS. Sono oltre 160 i morti registrati in ben 7 diversi attentati, compiuti quasi contemporaneamente nel cuore della capitale. Il numero è in costante aggiornamento. In una prima conferenza stampa, Hollande ha ammesso: «Ci sono decine e decine di morti, numerosi feriti (…) Abbiamo dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il territorio, come prima misura. La seconda è la chiusura delle frontiere, per fare in modo che le persone responsabili di tutto questo possano essere catturate. Sappiamo da dove viene questo attacco senza precedenti». La strage è stata rivendicata dall’ISIS, e fanno impressione i commenti pro-jihad comparsi su molti social network, in primis Twitter. Commenti inneggianti alla guerra santa e provenienti da account che sono stati prontamente censurati. Quanto agli attacchi in sé, invece, Hollande deve incassare il colpo. Se nel caso dell’attentato a Charlie Hebdo fece scalpore soprattutto l’attacco alla libertà di stampa, in questo secondo attentato balza subito agli occhi il numero delle vittime, che si fa esponenziale e drammatico. Una vera carneficina.
Il bersaglio più colpito è il centro concerti Bataclan, che ospitava lo spettacolo rock di una band americana. I testimoni sopravvissuti raccontano come i terroristi siano entrati in sala verso le 21:30 armati fino ai denti ed abbiano cominciato a sparare a volto scoperto, freddando l’uno dopo l’altro centinaia di ostaggi, mentre dall’esterno le teste di cuoio francesi cercavano di fare irruzione e mettere fine alla strage. Al contempo nei pressi dello Stade de France in zona Saint Denis, a nord della città, si sono udite tre distinte esplosioni dovute a kamikaze che si sono fatti saltare in aria. Nello stadio si disputava la partita Francia-Germania, alla presenza di oltre 40mila spettatori nonché dello stesso Presidente Hollande. I numerosi nuclei della security presidenziale nulla hanno potuto di fronte all’inferno scatenato dagli attentatori suicidi fuori dalla struttura. Salvi invece gli spettatori del match che si sono riversati sul campo da calcio e la stessa nazionale tedesca, rimasta per ore bloccata all’interno. Altre zone colpite da attentati nelle stesse ore sono state Rue Alibert, Rue de Charonne con l’attacco a un ristorante kosher e infine Les Halles –zona frequentata da molti parigini soprattutto per prendere la metropolitana-, a riprova del fatto che la “regia” di quest’azione sanguinaria ha saputo organizzare con cinismo e precisione l’attacco. Finora gli attentatori risultano essere stati 8, tre sono stati freddati dalle forze d’assalto francesi mentre altri cinque si sarebbero fatti esplodere.
Descrizioni di kamikaze, sparatorie, armi come mitra e kalashnikov possono sembrare scontate quando si racconta la guerra in Siria, ma se si parla di Parigi tratteggiano una realtà terroristica ormai ramificata e agghiacciante. L’atmosfera a Parigi è di shock e dolore profondo. Shock condiviso anche dai principali leader Angela Merkel, David Cameron, e Barack Obama che parla di attacco all’umanità. Da parte italiana, Matteo Renzi si è detto sgomento alla notizia della situazione parigina e assicura solidarietà totale al presidente Hollande. Mattarella invece ha contattato Hollande assicurandogli il sostegno dell’Italia «per debellare la piaga del terrorismo, per vincere una battaglia di civiltà contro la furia oscurantista e per difendere i valori della democrazia, libertà, tolleranza su cui tutta l’Europa, oggi lacerata da un crimine senza precedenti, è stata fondata e si è sviluppata».
Per ora però la Tour Eiffel, spenta in segno di lutto, resta il segno più emblematico di questo Paese che ha ricevuto il colpo di grazia, proprio come le vittime innocenti di questa nuova carneficina.
Silvia Dal Maso
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