Credo che presto o tardi, anche in Italia si dovrà aprire un dibattito serio sull’Islam nel nostro paese. Una religione che sinceramente è difficile considerare moderata; che più di qualsiasi altra è impastata, per sua stessa natura, con la società e la cultura; e che, è utile non dimenticarlo, porta nel suo proprio nome il significato di sottomissione. E tuttavia, l’intervento del Parlamento francese che ha vietato per legge – è notizia di ieri sera – l’uso del burqa e del niqab in pubblico non pare utile e sembra piuttosto un modo di nascondere la polvere sotto il tappeto, arte di cui i cugini d’Oltralpe, ricchi dell’esperienza delle banlieu, eccellono. Quanto e come questa legge porterà in concreto ad una ulteriore chiusura e tutta ai danni delle donne, lo valuteremo in futuro. Personalmente ritengo che le famiglie islamiche (si legga, gli uomini) impediranno alle proprie donne di uscire di casa. Punto. Saranno sequestrate in casa. Nulla fa questa legge per l’integrazione culturale, sempre che questa possa andare d’accordo con i dogmi dell’Islam. Ma neanche si fa nulla, realmente, a tutela di chi subisce maggiormente le ossessioni dell’Islam: appunto le donne. Si parla di carcere o multe salate per gli uomini che obbligano le donne a indossare burqa e niqab. Ma quante donne islamiche hanno il background culturale per denunciare? Quante donne non sono state piuttosto talmente indottrinate da sentirsi libere nel burqa? Fin dove uno Stato può e deve spingersi su questi temi che potremmo definire etici e di libertà individuale? Ritorno alla riflessione iniziale: e però qualcosa si dovrà fare. Non ho ricette, ma qualunque strada la vedo decisamente in salita. A meno che non si opti per una soluzione alla francese, che raccoglierà – vedrete – il plauso entusiasta degli sciocchi del Governo e un no, altrettanto superficiale, da parte della sinistra.
Pubblicato da samuelesiani | Commenti (11) Tag: mondotondo mondoquadro, marylin del mondo, dalla parte delle vittime