“Su Mario non c’è mai un equilibrio nei giudizi.”
“È un personaggio strano, quando lo si carica di responsabilità, dà il meglio.”
“Certi giornali tanto li usiamo solo per pulire i vetri della macchina.”
Tutto questo l’ha detto Mino Raiola a Radio24. Parlando di Mario Balotelli. Ed ha ragione di brutto.
Sì, chi è Mino Raiola ve l’abbiamo già raccontato su Viva la Fifa.
E no, Mario Balotelli non è un fidanzato di Raffaella Fico. O almeno non è solo quello. O almeno non è per quello che ci deve interessare.
Vi dimostriamo subito perché il Balotelli calciatore è più importante del Balotelli gossipman.
Se lui non fosse un grande calciatore, avrebbe fatto un figlio con la Fico? Ci verrebbero proposti i suoi exploit finesettimanali? O le sue difficoltà ad infilarsi una canottiera colorata? No.
C’è chi dirà “sticazzi” [cit.].
Ma quanto sopra non è per niente scontato. Perché ci sono mille personaggi che partendo dal gossip diventano celebri, e non viceversa. La Fico ad esempio. O Belen. O Alessandro Oliva.
Bene. Veniamo a Balotelli-calciatore. Balotelli è uno straordinario attaccante del Manchester City e dell’Italia, che in Inghilterra fa tanta panchina, ma che con la maglia azzurra è chiamato a risolvere ogni magagna che capita agli uomini di Prandelli.
Perché questa disparità di trattamento?! Forse per via della concorrenza che ha a Manchester, che è ben più seria di quella che non trova con la Nazionale. Forse perché giocare in una grande squadra (il Manchester), non è come giocare in una nazionale non di primissima fascia (Italia). Forse perché in Inghilterra non si allena a dovere.
Bene. Tutti argomenti validi. E tutti argomenti sportivi. Dovremmo vedere solo come si allena e come gioca.
Delle sue macchine, delle sue fidanzate e delle sue bevute, non ci deve fregare un bel niente.
Se queste cose necessariamente influenzassero il modo di giocare di un attaccante, Cristiano Ronaldo, Ronaldo “Fenomeno”, Maradona e Best non sarebbero annoverati tra i più grandi giocatori di tutti i tempi.
E se smettessimo di interessarci a queste cose, che non contano un bel niente, sono sicuro che anche i giornalisti smetterebbero di scriverne pagine e pagine intere. O di dedicarci un quinto della telecronaca di Italia-Danimarca.
“Meno se ne parla, meglio è.”
Questo ce l’ha suggerito Mino Raiola. Mica uno qualunque.
Ed io lo starei a sentire.
Andrea Giunchi