Magazine Fotografia

La fretta del cuore

Da Aboutaphoto
L. Demaison,

L. Demaison, “Eautre n°4 (Pompadour)”, from series “Les eautres”, 1998

C’è una canzone di Loredana Bertè che inizia dicendo: “La fretta del cuore è già una novità”.
Ho sempre amato questa espressione: “la fretta del cuore”, soprattutto da quando ho iniziato a sentirla. Certo non è tachicardia (come direbbe la me cinica); è più un misto di gioia adolescenziale, leggerezza e paura. Credo che si avverta prima/durante un cambiamento: è un sentimento così puro che può mettere in imbarazzo – come tutti i sentimenti puri, d’altronde.

There is a song by Loredana Bertè that begins saying: “The rush of the heart is right a novelty.”
I’ve always loved this expression: “the rush of the heart”, especially since I started to feel it. Certainly it is not tachycardia (like the cynical side of me would say); is a mixture of adolescent joy, smoothness and fear. I think it is perceived before/during a change: it is a so pure feeling that can embarrass you – like all pure feelings, however.

L. Demaison,

L. Demaison, “Un jour sang, n°5″, from series “Un jour sang”, 2006

Entrare in una fase di trasformazione non significa conoscere come se ne uscirà – e forse è proprio questo il bello – ma averne consapevolezza è l’unico modo di mantenere/rsi in equilibrio.
Ho scelto queste immagini di Laurence Demaison perchè secondo me rappresentano esattamente questo momento: il passaggio da uno stato all’altro, da una condizione all’altra, con l’accettazione che qualcosa di sé nel frattempo possa andare in fumo, si distacchi. Eppure è un’evoluzione, non una perdita e il fatto che l’autrice realizzi solo autoritratti non può che esserne una conferma.
Sapete cosa mi piace della fotografia? Tra i tanti aspetti, che sia in grado di imprimere e rendere eterno un istante volatile, invisibile agli occhi e che andrebbe perso per sempre, anche e soprattutto per la mente.
Mi fermo qui e… vado a essere chiunque, a diventare ciò che posso vivere.

Entering a phase of transformation doesn’t mean to know how you’ll come out – and maybe that’s the great thing – but being aware of this is the only way to maintain (and maintain himself too) in balance.
I chose these pictures of Laurence Demaison because in my opinion they exactly represent that moment: the transition from one state to another,  from one condition to another, with the acceptance that something of himself could fizzle out, in the meantime; something could move away. Yet it is an evolution, not a loss and the fact that the author realized only self portraits is just a confirmation.
You know what I love about photography? Among the many issues, it is able to impress and make eternal a volatile moment, invisible to the eye and that would be lost forever, also and especially for the mind.
I’ll stop here… and I’m going to be anyone, to become what I can live.

L. Demaison,

L. Demaison, “Sirène n°2″, from series “Sirènes”, 1998

L. Demaison,

L. Demaison, “Masque”, from series “Images seules (Aqua bon-Lévitation…)”

L. Demaison,

L. Demaison, “Mercure n°3″, from series “Mercure”, 2003


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