Magazine Diario personale

La fuga dall'alveare.

Da Monstersandco
La fuga dall'alveare. Andava tutto bene, giuro.
Stavo lì, sotto al piumone, raggomitolata addosso a te, le dita intrecciate, i respiri in sincrono.
La stanza era buia, e in lontananza i rumori del fiume. Prendevamo sonno sognando di essere lontani ma vicini, in un posto diverso ma simile, come Parigi.
E poi tutto a un tratto tutto questo si è spezzato, un incanto frantumato, uno sciame di persone che sono entrate nella stanza che non era più stanza ma era un loculo, in un palazzo che non era un palazzo ma era un silos, una costruzione immensa e immensamente verticale, fatta di cristalli vertiginosi e vetri presuntuosi, un mostro puntato verso l'infinita notte con il suo ricco bottino di amache, sparse al suo interno in un ordine randomico in apparenza ma profondamente razionale, come un sistema di vasi sanguigni di un corpo meccanico, come un alveare di api moribonde e sonnacchiose.
E il nostro letto non era più un letto ma era un'amaca, e noi stretti al suo interno come in un bozzolo, e tutte queste persone che sciamano ovunque senza un perché, urlando che è finito il turno, è finito il turno, abbiamo pagato solo fino allo scadere dell'ora, e la nostra amaca non è più nostra.
Tu ti alzi e te ne vai e la tua epidermide è di nuovo tua, non è più mia, il tuo profumo da mangiare nascosto sotto strati di vestiti che coprono persino i tuoi occhi gonfi e doloranti di sonno, e ti vedo sparire inghiottito dalla folla mentre mi trattengono al mio posto, nel loculo che l'alveare ha deciso per me.
E vorrei urlarti di non andare, di non sparire, vorrei urlarti non mi lasciare, ma non lo posso fare, è così che le cose devono andare.
E non lo posso fare neanche quando apro gli occhi e ti vedo qui al mio fianco, il sonno placido sotto le palpebre chiuse, il respiro morbido nel profumo che non è tuo perchè è nostro, vorrei dirtelo adesso di non andare, vorrei dirti non mi lasciare, ma ho paura che sia troppo tardi e che sotto a quelle palpebre immobili si agiti già qualcosa che ti porterà via comunque, senza che io possa farci nulla, e allora l'unica cosa che posso fare,
oltre a voltarmi verso di te e fissare il tuo sguardo che non c'è,
mentre viaggi in un mondo lontano da me ma il tuo corpo rimane qui tranquillo e inerte,
è dirti in un soffio
non ti svegliare, ti prego, non ti svegliare.
Dreamed by: Co.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog