>La “fuga delle imprese”" title=">>La “fuga delle imprese”" />
Molte aziende italiane “si trasferiscono” all’estero per “sfuggire” all’eccessiva tassazione e burocrazia presenti in Italia. Poi con la crisi economica c’è anche la difficoltà di accesso al credito.
Per molte aziende del Nord e del Centro Italia diventa molto più conveniente spostarsi all’estero.
Alcuni dati: in Italia la tassazione media sugli utili d’impresa è del 31,4% mentre ad esempio nella vicina Svizzera è del 20% e in Slovenia al 18%.
Se poi sommiamo alla tassazione sugli utili d’impresa la tassazione sul lavoro si arriva ad uno sconcertante 68,6% contro il 48,2% della Germania per esempio o contro il 37,3% del Regno Unito o il 21,2% del Lussemburgo.
Tutti questi numeri fanno ben capire quanto “convenga” alle aziende italiane spostarsi all’estero e in questo modo “impoverire” sempre di più il nostro settore produttivo.
In un mondo globalizzato dove tutto è in continuo movimento e in continua trasformazione tante aziende si delocalizzano ma in Italia questo fenomeno sembra essere ancora più accentuato.
Quindi in Italia non c’è solo il fenomeno della “fuga dei cervelli e dei talenti” ma anche il fenomeno della “fuga delle imprese”.
Tutto questo porterà sempre più povertà nel nostro paese se non si decide di porre rimedio a questa situazione con misure e provvedimenti atti alla crescita e allo sviluppo: per esempio misure che cerchino di incentivare l’uso delle fonti rinnovabili.
Inoltre bisogna tra l’altro ridurre l’enorme carico fiscale che grava sulle aziende e nello stesso tempo combattere con riforme opportune la corruzione “dilagante” da Nord a Sud.