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La fuga di Nureyev

Creato il 17 marzo 2014 da Postpopuli @PostPopuli

di Maria Gilli

Il 16 giugno 1961 Nureyev faceva il suo grande “salto verso la libertà“. Erano gli anni cruciali della guerra fredda – nel mese di agosto dello stesso anno venne alzato il muro di Berlino – e l’avvenimento fortemente mediatizzato ebbe una risonanza clamorosa: un giovane, geniale danzatore del Kirov aveva osato sfidare il terribile KGB e le autorità sovietiche, e tutto l’Occidente, entusiasta, si infiammò per l’eroica impresa di Rudolf.

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Nureyev e Fonteyn – da dancewearlondon.com

Ariane Dollfus, nel suo bel libro “Noureev l’insoumis” racconta questa drammatica e rocambolesca giornata. Quando il Kirov decide di fare la sua prima grande tournée in Occidente, a Parigi e poi a Londra, nel mese di giugno 1961, sono già tre anni che Nureyev fa parte della famosa compagnia, e in Unione Sovietica è molto celebre, il suo talento ha conquistato il pubblico, nel mondo della danza non si parla che di lui. Ma il suo carattere ribelle e, soprattutto, la sua ricerca di contatti con l’Ovest (incontra clandestinamente ballerini e artisti occidentali di passaggio a Mosca o a Leningrado, studia l’inglese…) incominciano a preoccupare le autorità, tanto che nel mese di dicembre 1960, per evitare tali incontri, la direzione del Kirov lo manda in tournée nella lontana cittadina di Iochkar-Ola, in Asia Centrale. Nureyev, umiliato, offeso, è arrabbiatissimo, e dopo la prima rappresentazione abbandona i suoi colleghi, prende il treno di notte per Mosca, poi rientra a Leningrado. Questo colpo di testa gli costa molto caro: d’ora in poi, non potrà più andare all’estero.

Per fortuna sua, l’addetta culturale francese, Janine Tringuet, venuta a Leningrado per organizzare il soggiorno parigino del Kirov, vede per caso, in programma, il balletto “Don Chisciotte” e, nonostante i pareri contrari dei suoi accompagnatori russi, decide di andare ad assistervi. Lo spettacolo è effettivamente molto mediocre, ma c’è un ballerino meraviglioso di cui nessuno le aveva parlato, e riesce a sapere il suo nome da una delle maschere: si chiama Rudolf Nureyev. Tornata a Parigi, insiste perché Nureyev faccia parte del viaggio – o lui, o nessuno – e le pressioni diplomatiche sono tali che alla fine le autorità sovietiche cedono: Nureyev verrà a Parigi.

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Rudolf Nureyev – da giornaledelladanza.com

A Parigi, i russi devono ammetterlo: il pubblico, entusiasmato, affascinato da questo splendido ballerino, va in delirio, ripete ogni sera applausi scroscianti, gli tributa una “standing ovation“, e la tournée del Kirov si trasforma in un trionfo personale per il giovane danzatore. Nureyev, lo sa bene, è strettamente sorvegliato dagli agenti del KGB, ma felice e inebriato dal suo successo, infrange tutti i divieti ed esce tutte le sere: vuole approfittare al massimo di quella città magica e stare il più possibile con i suoi nuovi amici francesi. Fra questi, c’è Clara Saint, la nuora di André Malraux, allora ministro della Cultura.

Il 16 giugno è il giorno della partenza per Londra. La compagnia arriva al completo all’aeroporto del Bourget. Nella hall dell’aeroporto sono presenti alcuni giornalisti. Ci sono anche alcuni amici di Nureyev insieme a Pierre Lacotte, il primo “danseur étoile““ dell’Opéra: ecco, un altoparlante annuncia l’imbarco, si salutano, si rivedranno forse a Londra… Rudolf si avvia verso il gate, ma in quel momento due agenti del KGB lo bloccano e gli comunicano che fra un paio d’ ore un Tupolev lo riporterà a Mosca dove dovrà esibirsi ad una serata di gala. Nureyev capisce all’istante, lo hanno intrappolato, è sconvolto. Svincolandosi dalla stretta, riesce a raggiungere il bar dove stanno i suoi amici e mormora a Pierre Lacotte “Aiutami, voglio restare qui!“. Non c’è tempo da perdere, Pierre subito telefona a Clara Saint. Una mezz’ora dopo, Clara arriva all’aeroporto. Entrando nella hall, vede Nureyev seduto al bar, affranto, in mezzo a due uomini massicci. Dall’altra parte, al primo piano, scorge un gruppo di poliziotti. Senza dare nell’occhio, si dirige verso di loro, scambiano alcune parole concitate, poi Clara riscende nella hall. Si avvicina a Nureyev nonostante le resistenze dei suoi custodi, lo abbraccia e gli bisbiglia qualche cosa all’orecchio. Intanto, due poliziotti si sono accostati al bar. Tutto ad un tratto, Nureyev si lancia di corsa verso i poliziotti, urlando in inglese “Voglio stare qui, voglio stare qui!“. I russi, presi alla sprovvista, cercano di afferrarlo, ma è troppo tardi: ormai, Nureyev è nelle mani della polizia francese e viene immediatamente condotto al Commissariato dell’aeroporto. Al Commissariato, gli agenti lo chiudono in una piccola stanza, la cosiddetta “stanza di riflessione“. Qui ci sono due porte, una che dà sul corridoio d’imbarco agli aerei, l’altra che dà sull’ufficio del Commissario. Nureyev ha venti minuti di tempo per decidere quale porta aprire: apre la porta dell’ufficio del Commissario. Frattempo, è arrivato un funzionario dell’ambasciata sovietica. L’uomo è furibondo e tenta, con tutti i mezzi, di convincere Rudolf a ritornare sulla sua decisione. Ma Nureyev è irremovibile: firma la sua domanda di asilo politico e parte per Parigi, scortato dagli agenti dei Servizi Segreti. Prima tappa, il Quai d’Orsay, dove sarà sottoposto ad un interrogatorio – gli esuli politici sono tutti potenziali spie -, poi un luogo segreto dove sarà tenuto nascosto per alcuni giorni.

Un paio di settimane dopo, le acque si sono un po’ calmate, Nureyev ha raggiunto la compagnia di balletto del Marchese di Cuevas e, la sera del 1° luglio, danza in “La Bella Addormentata”. E’ l’inizio di una nuova carriera

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