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“La gatta vagabonda” di Aino Pervik e Catherine Zarip, Sinnos

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

vagabondacopE’ da poco più di un anno che la casa editrice Sinnos ha avviato una pregevolissima collana di albi illustrati internazionali, scovati all’estero e portati in Italia per essere tradotti e pubblicati.
La serie “I tradotti”, appunto, con sottotitolo “degli altri, quello che ci piace di più”, della quale finora non mi sono persa nemmeno un’uscita (e che troverete quindi tutti recensiti sul mio blog).

L’ultimo prodotto arrivato da poco in libreria è il quarto. Stavolta di tratta di un’opera di un’autrice lettone, Aino Pervik, illustrata da Catherine Zarip, dal titolo intrigante “La gatta vagabonda”.

Il formato è piccino, elegante, con bella copertina cartonata dalla quale spuntano vispi i musetti di cinque gatti, uno grande – presumibilmente la mamma – e quattro piccini, i cuccioli, con gli occhi spalancati e attenti sul mondo.
Cosa sia il cerchio nero e scuro che racchiude il titolo non è alla prima occhiata così evidente. Parrebbe un tondo e morbido nido, ma cosa possono farci mai dei gatti in un nido?
E dalla curiosità suscitata dalla prima di copertina l’invito ad immergersi nella storia…

Un testo in stampato maiuscolo – sempre interessante nel caso si voglia proporre il libro come prime letture nella scuola elementare – corredato da illustrazioni luminose, ricche di armonia e gioiosità ma allo stesso tempo raffinate e cariche di personalità, ci racconta di una gatta indipendente e viaggiatrice.
Una signora felino che ama girare il mondo e conoscere posti nuovi, la quale si accorge, un bel giorno, di essere in dolce attesa di bellissimi micini.

L’evento lieto e naturale preoccupa la futura mamma per un solo aspetto: da brava vagabonda non possiede una casa dove tenere i nascituri al sicuro, protetti, al caldo e riparati.
E’ il momento quindi di mettersi alla ricerca di un luogo tranquillo, che offra le garanzie necessarie.

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E cosa meglio di un bel nido di cicogna abbandonato? La protagonista è una ragazza di larghe vedute, una viaggiatrice, non si limiterebbe ad una tana qualunque per far venire alla luce i suoi piccoli!

Così nascono i gattini, dai nomi bizzarri ma quanto mai appropriati a ciascuno: Tigre per la femminuccia – ce la immaginiamo bella grintosa – Ghiro per il secondo – sicuramente un pigrone – poi arriva Orso – morbido e simpatico – e infine…Gatto, libero di sviluppare qualsiasi caratteristica ancora non evidente.
Per un po’ di tempo tutta fila liscio. Mamma e figlioletti si tengono vicini vicini, si nutrono e si fanno le coccole; i piccoli crescono senza scossoni, la gatta accudisce con amore e soddisfazione.

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Fin quando un terribile temporale non rende il nido insicuro e, tra lampi, fulmini e pioggia a catinelle, costringe la famiglia a fuggire.
La fuga, come ogni evento rischioso, mette un bel po’ di paura. I piccoli sono costretti ad imparare a correre, a bagnarsi il pelo, ad infangarsi…
Ma quando finalmente il tempo torna a volgere al bello e mamma gatta, leccandoli accuratamente, ha ripulito tutti i suoi micini, ecco che tutti e quattro si rivelano non solo sani e salvi ma anche cresciuti e fortificati.

Dai sorrisi stampati sui loro musetti non ci sono dubbi: è giunto il tempo di abbandonare nidi e tane, case e ripari e di andarsene in giro per il mondo.
Finalmente cinque gatti vagabondi, là dove prima ce n’era una sola, sereni e felici per le avventure e le scoperte che li attendono.

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Un albo fresco e semplice che rivela note di tenerezza e punte di carattere. Una storia in apparenza lineare, essenziale e pulita, forte di eco che rimandano messaggi di libertà e indipendenza.

Ogni mamma che legge non potrà, perlomeno inconsciamente, non sentirsi toccata da quel passaggio, lievissimo ma importante, sulla ricerca del nido, sullo spostamento dell’interesse, che la maternità impone, dal proprio bisogno a quelli dei futuri figlioli.
Come la gatta vagabonda, ogni mamma sa che mentre cresce la pancia arriva il momento di pensare ai cuccioli, di preoccuparsi, sia fattivamente che in senso emotivo e figurato, di creare uno spazio per la loro venuta la mondo.
Nel libro – che è per bambini e quindi rassicurante – il passaggio è gioioso.
La madre felina trova la cuccia giusta, lascia nascere i suoi micini. Poi, quando il tempo è maturo, quando i piccoli sono in grado – anche perché lasciti liberi di affrontarlo – di gestire l’esterno, di non temere il mondo, ci si può rimettere in cammino, tornare alla propria natura, modificati ma non annullati dalla maternità.

Da una mamma vagabonda una famiglia vagabonda, da una mamma curiosa e viaggiatrice una famiglia curiosa e viaggiatrice.
E questo può accadere solo se diventare madre non è una rinuncia ai propri sogni e alle proprie libertà ma solo una trasformazione in un modo diverso, magari più difficile ma, chissà, forse anche più emozionante e sfaccettato, di viverli.

Tanti spunti in poche limpide pagine, molti per i lettori adulti che, sono sicura, sentiranno richiami emozionanti e vivi.
Per i piccini invece un racconto delicato che infonde sicurezza, che lascia avvertire amore e accoglienza, condite da un pizzico di avventura.
La mamma resta la mamma, nelle sue caratteristiche di protezione e accudimento, di calore e nutrimento, amorevolezza e conforto. Ma è anche colei che guida all’avventura, che porta fuori dal nido – ruolo spesso conferito al padre – che conduce attraverso il pericolo, se necessario, e reca in salvo.

E’ indicativo e importante che l’insieme di mamma gatta e i suoi gattini sia nel testo dichiarato famiglia, perché una famiglia è un nucleo di persone che si vogliono bene e si accudiscono a vicenda, indipendentemente dal numero dei genitori presenti, e dal loro sesso.

Calde ed eleganti le tavole di Catherine Zarip, dai toni sfumati e soffici. Piacevolissima la lieve nota surreale e narrativamente efficace, la mite vivacità, unita alla tenera impertinenza, dei personaggi.
Illustrazioni originali che, come la storia, mescolano sapientemente dolcezza e decisa personalità.

(età consigliata: dai 3 anni)

Se il libro ti piace, compralo qui: La gatta vagabonda


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