Nell’edizione di oggi, venerdì 24 febbraio 2012, La Gazzetta dello Sport torna a parlare di Riccardo Riccò a circa un anno di distanza dall’auto-emotrasfusione di sangue avariato (era conservato – male – artigianalmente in frigorifero) che avrebbe potuto costargli la vita.
Lo fa con un titolo a tutta pagina (“Una bici per la vita”) e una lunga intervista a Mario Cipollini, ex campione – oggi apprezzato manager (produce biciclette) – che – rivela – ha pedalato qualche volta in amicizia con Riccò in Versilia, provando a spronarlo ad abbandonare il sogno di rientrare alle corse (sul suo capo pende, in ogni caso, una sentenza, imminente, del Tribunale Antidoping del CONI; richiesta della Procura: 12 anni di squalifica!).
Ringraziamo, apprezzandolo, Cipollini: ha esaudito il desiderio di Riccò di avere una “sua” bici e lo ha invitato a confidarsi cercando, contestualmente, di regalargli qualche consiglio da “fratello maggiore”:
lascia stare il sogno del Tour e trovati un lavoro: lo devi a tuo figlio Alberto (che ha 2 anni) e a te stesso. La bici te la regalo, ma a patto che la usi come divertimento, per pedalare dentro una nuova vita!
Preoccupa, semmai, pensare che Riccardo Riccò – come rivela SuperMario – stia lavorando all’ennesimo ritorno alle competizioni, come si sentisse vittima di un complotto (cosa che in parte potrebbe anche essere vera) che vuole cercare di sbugiardare in prima persona nell’unica maniera che conosce: correndo in bicicletta.
Intristisce vedere questo ragazzo, che un giorno volava in salita forte della sua leggerezza e di una carica agonistica che è raro vedere oggi nel gruppo, appesantito di 10, 12kg; bolso, a soli 28 anni.
Spaventa, soprattutto, pensare che per La Gazzetta tutto quanto è accaduto sembra niente:
è stata essa, insieme ad altri organi di stampa ma prima di tutti questi, a condannare Riccardo Riccò prima ancora che venisse confermata l’ipotesi dell’auto-emotrasfusione (noi siamo stati tra le poche voci fuori dal coro, guadagnandoci anche qualche insulto ma così è la vita), sbattendo il classico Mostro in Prima Pagina, così come avvenne ai tempi di Marco Pantani;
è stata essa a vendere copie sulle disgrazie di questo atleta, al quale poi – solo dopo averlo distrutto – con un anno di distanza è stata riconosciuta la dignità di uomo “da salvare”.
Tutto questo perché? Per provare a vendere qualche misera copia in più e con la condanna e con la redenzione, dal momento che la coerenza avrebbe – come è logico – tirato solo la metà delle copie.
veni, vidi.. condividi?&appId; Post Published: 24 febbraio 2012Author: fumagale
Found in section: per approfondire
Tags: Mario Cipollini, Riccardo Riccò
Previous Topic: GP Lugano 2012: Baliani la speranza del team Nippo Next Topic: Giro d’Italia 2012, iscritti: Movistar con Visconti e Bruseghin Nell’edizione di oggi, venerdì 24 febbraio 2012, La Gazzetta dello Sport torna a parlare di Riccardo Riccò a circa un anno di distanza dall’auto-emotrasfusione di sangue avariato (era conservato – male – artigianalmente in frigorifero) che avrebbe potuto costargli la vita.Nell’edizione di oggi, venerdì 24 febbraio 2012, La Gazzetta dello Sport torna a parlare di Riccardo Riccò a circa un anno di distanza dall’auto-emotrasfusione di sangue avariato (era conservato – male – artigianalmente in frigorifero) che avrebbe potuto costargli la vita.
Lo fa con un titolo a tutta pagina (“Una bici per la vita”) e una lunga intervista a Mario Cipollini, ex campione – oggi apprezzato manager (produce biciclette) – che – rivela – ha pedalato qualche volta in amicizia con Riccò in Versilia, provando a spronarlo ad abbandonare il sogno di rientrare alle corse (sul suo capo pende, in ogni caso, una sentenza, imminente, del Tribunale Antidoping del CONI; richiesta della Procura: 12 anni di squalifica!).
Ringraziamo, apprezzandolo, Cipollini: ha esaudito il desiderio di Riccò di avere una “sua” bici e lo ha invitato a confidarsi cercando, contestualmente, di regalargli qualche consiglio da “fratello maggiore”:
lascia stare il sogno del Tour e trovati un lavoro: lo devi a tuo figlio Alberto (che ha 2 anni) e a te stesso. La bici te la regalo, ma a patto che la usi come divertimento, per pedalare dentro una nuova vita!
Preoccupa, semmai, pensare che Riccardo Riccò – come rivela SuperMario – stia lavorando all’ennesimo ritorno alle competizioni, come si sentisse vittima di un complotto (cosa che in parte potrebbe anche essere vera) che vuole cercare di sbugiardare in prima persona nell’unica maniera che conosce: correndo in bicicletta.
Intristisce vedere questo ragazzo, che un giorno volava in salita forte della sua leggerezza e di una carica agonistica che è raro vedere oggi nel gruppo, appesantito di 10, 12kg; bolso, a soli 28 anni.
Spaventa, soprattutto, pensare che per La Gazzetta tutto quanto è accaduto sembra niente:
è stata essa, insieme ad altri organi di stampa ma prima di tutti questi, a condannare Riccardo Riccò prima ancora che venisse confermata l’ipotesi dell’auto-emotrasfusione (noi siamo stati tra le poche voci fuori dal coro, guadagnandoci anche qualche insulto ma così è la vita), sbattendo il classico Mostro in Prima Pagina, così come avvenne ai tempi di Marco Pantani;
è stata essa a vendere copie sulle disgrazie di questo atleta, al quale poi – solo dopo averlo distrutto – con un anno di distanza è stata riconosciuta la dignità di uomo “da salvare”.
Tutto questo perché? Per provare a vendere qualche misera copia in più e con la condanna e con la redenzione, dal momento che la coerenza avrebbe – come è logico – tirato solo la metà delle copie.
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