La Gazzetta su Italia-Serbia: quando si dice una prima pagina efficace

Creato il 13 ottobre 2010 da Kobayashi @K0bayashi

Tante, troppe volte mi viene più facile criticare l’impostazione dei giornali piuttosto che applaudire qualche loro aspetto, ma la prima pagina dell’uscita odierna de La Gazzetta dello Sport si presta bene a questo secondo tipo di approccio: dura e d’impatto, tutta giocata sui toni del rosso e del nero, parla “alla pancia” della gente senza però essere troppo offensiva o demagogica come letto su altri quotidiani (sportivi o non) di questo mercoledì 13 ottobre post-guerriglia.

Cavalca la prevedibile indignazione della gente senza scadere nella banalità, senza inneggiare alla “guerra santa” o alla “punizione esemplare” come visto fare più volte sui social network anche da persone che avrei ritenuto insospettabili in tal senso.

Detto questo Italia-Serbia doveva essere una partita di calcio, invece queste “bestie” l’hanno trasformata in prova di forza, rivendicazione politica, contestazione becera. Ovvero tutto quello che NON è calcio, non è sport, non è tifo. E dietro a questi scellerati il tifoso medio, preda dei suoi più bassi istinti vendicativi direttamente sulla poltrona di casa sua, si è scatenato inseguendo da dietro una tastiera gli abissi della follia di questo uomo grosso e nero, coperto da un passamontagna, diventato icona negativa dell’irreale serata genovese sulla prima pagina di tutti i quotidiani nazionali.

Non so quanti appelli alla violenza ho letto in pochi minuti su Twitter, Facebook e FriendFeed, quanti “avrebbero fatto bene a sparare”, quanti si sono esaltati nel vedere finalmente le manganellate della polizia e il sangue dei feriti, senza contare le allusioni razziste più o meno velate lette tra le righe di alcuni commenti. Non c’è niente da fare, la bestialità attira l’altra faccia di sé in una reazione uguale e contraria, come due poli opposti di un magnete.


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