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La gelmini e le bandiere rosse

Creato il 18 ottobre 2010 da Astonvilla
LA GELMINI E LE BANDIERE ROSSE
Ho seguito con la consueta noia con cui seguo le faccende di questa italietta ruffiana la faccenda della scuola di Adro con tutti i suoi simboli leghisti.
Ho visto anche l'intervista di quella specie di sindaco e ho capito che quella gente in buonissime mani non deve essere.
Resto dell'idea che ogni scuola nuova inaugurata(a Giaveno e' accaduto 15 giorni fa)sia una bella cosa ma e' anche vero che almeno i bambini dovrebbero stare fuori da queste beghe politiche sopratutto se mettono in discussione l'unita' nazionale.
Ho visto che hanno rimosso i simboli ma il sindaco dice che il comune non vuole accollarsi i costi della rimozione,cioe'lui li ha messi,coi soldi nostri...e ora che li hanno tolti dobbiamo ancora pagare tutti noi....siamo un paese fantastico.
Comunque per mesi la nostra integerrima ministra della pubblica istruzione,una delle piu' grandi sciagure abbattutasi sul nostro paese dopo il Vajont,ha tergiversato barcamenandosi fra silenzi imbarazzati e necessita' di non innervosire i preziosi alleati leghisti.
Ci sono voluti mesi per rimuovere i vari soli sparsi per la scuola.
L'altro giorno il Giornale (o Libero tanto e' la stessa solfa) ha segnalato che su una scuola livornese sventolava la bandiera rossa....apriti cielo tempo neanche 24 ore e la inde-FESSA ministra ha inviato gli ispettori temendo fosse scoppiata la rivoluzione all' urlo di "DE' E BOIA LA BUBBAIA" .
L'arcano e' stato subito svelato,la costruzione dove nel 1921 e' nato il Partito Comunista Italiano,e' oggi una scuola elementare o materna non ricordo,i bambini entrano dall'altra parte dell'edificio e neanche vedono le 2 bandiere rosse che Rifondazione ha messo per commemorare l'evento.
Neanche 24 ore e l'incapace ha inviato gli ispettori....
Di questi Comunisti non ci si puo' mai fidare....
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Non suona nuova la notizia delle bandiere comuniste in un asilo di Livorno, eppure il sindaco definisce il paragone “farlocco”.
Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, invierà degli ispettori per la presenza, all’interno di un asilo livornese, di simboli politici legati al Partito Comunista Italiano, ovvero bandiere ben visibili al di fuori dell’istituto.
Già poco più di un mese fa si è intervenuti per la famigerata vicenda di Adro, dove d’un colpo 700 soli delle alpi invasero le pareti di una scuola. Il ministro tacciò l’iniziativa della Lega come un atto propagandistico, e si mobilitò per la loro rimozione. Potrebbe ripetersi l’episodio, ma stavolta siamo a Livorno, e potrebbe sembrare in tutto e per tutto una versione alternativa della storia già accaduta nel comune lombardo, ma dal punto di vista della sinistra. Eppure, il 'movente' storico allontana largamente le bandiere comuniste livornesi dai soli di Adro.
Il 21 gennaio 1921 Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci si riunirono nel teatro San Marco, dove ha ora sede la scuola, e fondarono il Partito Comunista d’Italia sezione italiana della III internazionale comunista. Il 21 gennaio di quest’anno era solo una delle annuali ricorrenze della nascita del partito, per cui un gruppo di ‘eredi’ si riuniva nella stessa sede, diventata un asilo, appunto, e appendeva bandiere in segno di pura commemorazione.
C’è chi ha pensato a pura propaganda, come nel caso di Adro, eppure il sindaco della città prende nettamente le distanze da ogni paragone: “Accostare i due episodi è a dir poco farlocco”.
E a proposito dell’invio di ispettori da parte del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, afferma: “Mi piacerebbe capire cosa c’è da ispezionare, il ministro farebbe bene se, insieme agli ispettori, mandasse anche un po’ di soldi per le scuole materne”.
A quanto pare il muro dove sono affisse targhe e bandiere commemorative non intralcia completamente la visuale della scuola, e che un asilo sia sorto proprio dalle ceneri del San Marco è pura coincidenza.
“La scuola è un’istituzione pubblica che deve garantire a tutti un’educazione imparziale ed autonoma rispetto a qualsiasi orientamento politico”, si legge in una nota che giustifica il provvedimento della Gelmini.

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