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La generazione dell’esubero

Creato il 21 luglio 2010 da Bracebracebrace

Andrea Tornago

Costretti a bere il mercato fin dal latte materno, immersi in una scuola-azienda colma di debiti, crediti, progetti e dirigenti, promossi in un’università in cui convivono il peggio del familismo e della mentalità aziendale, signore e signori ecco a voi la «generazione perduta», i «ragazzi dall’età indefinita» di cui si sta occupando Repubblica con le sue inchieste.

generazione dell'esubero

generazione dell'esubero

Privati di qualsiasi altro riferimento simbolico che non sia il libero mercato, la mentalità contabile, il rapporto virtuoso costi-ricavi, l’ossessione per il curriculum competitivo, sono però anche i più esclusi dal mondo reale della free economy, tenuti ai margini del mercato del lavoro che conta, resi impotenti dal blocco del turnover, costretti a impegnarsi in lunghissimi stage non retribuiti al termine dei quali riceveranno solo un benservito, o perduti nell’intricato labirinto dei lavoretti di ripiego.

Solo il 6 per cento trova un contratto a tempo indeterminato, gli altri rimangono sulla porta, fingendosi indifferenti o soddisfatti dal lavoro flessibile che hanno trovato, oppure investendo ancora di più in una formazione infinita che non ha per scopo l’arricchimento dell’esperienza per la vita, ma la triste speranza di piacere a qualche human resources manager.

Questa generazione l’ingenuità l’ha messa in un cassetto già dalle scuole medie, insieme al sogno di intraprendere percorsi bizzarri: artisti, sportivi, musicisti, filosofi, astronauti mancati non fanno parte della «generazione dell’esubero», come la chiamerebbe Zygmunt Bauman, fin troppo consapevole di potersi giocare poche carte e impegnata solo ad avere in mano almeno un mazzo vincente.

È una generazione che ha imparato fin troppo bene le regole del gioco, ossia la crudele giostra in cui

bisogna correre con tutte le forze semplicemente per rimanere sempre allo stesso posto, a debita distanza dalla pattumiera dove altri sono destinati a finire (Z. Bauman, Vita liquida)

e che non accetterà ancora per molto di restare fuori dall’unico mondo possibile in cui ha imparato a muoversi e sul quale ha costruito la sua misura.

Lo sappia la classe dirigente di questo paese, che questa generazione di medici, avvocati, architetti, ingegneri senza scrupoli e senza lavoro, insieme alla generazione precedente con la sua armata brancaleone di laureati in lettere e filosofia, storia, antropologia, Dams, scienze della formazione che ha imparato a suon di sconfitte a diventare cinica e spietata come i propri colleghi più giovani, presto presenteranno il conto di questa dispendiosa e seccante esclusione. Allevare piranha a propria immagine e somiglianza e poi lasciarli a innervorsire senza cibo è rischioso e come tutti i tentativi di tirare troppo la corda, forse sfuggerà di mano agli ingrassati e vecchi affaristi che si credono proprietari dell’Italia intera.



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