La Generosità e l’egoismo

Da Antonio

Molto più di qualche giorno fa ho avuto il piacere di accogliere a casa mia una splendida bambina di 8 anni che da tempo non vedevo. Una creaturina dolcissima che mi ha meravigliato sapere già così grande. Tra una chiacchiera e l’altra ho provato ad offrirle ogni genere di leccornia che le reali cucine mettevano a disposizione, ma niente. Quando ormai avevo perso ogni speranza mi sono ricordato di aver visto, superstite alle razzie quotidiane, un ovetto della Kinder, quelli con la sorpresa per capirci. Ora, io da piccolo ne andavo matto, la combinazione cioccolato più “effetto sorpresa” era micidiale, per cui senza chiederle nulla sono andato a cercarlo e glie l’ho donato con enorme gioia. Ovviamente i suoi occhietti vispi hanno tradito un barlume di spensierata letizia nel ricevere quel “regalo”. Felice di aver soddisfatto il piacere di strapparle un sorriso, credevo che da lì a poco ne avesse fatto un sol boccone, iniziando a pasticciare con la sorpresina. Piccola parentesi, da ragazzino, quando me ne capitava uno per le mani il mio scopo era prima di tutto quello di aprirlo in due metà esatte, un mania degna di quelle di Amélie Poulain (chi ha visto il film sa di cosa parlo). Ad ogni modo la mia piccola ospite aperto l’ovetto, la primissima cosa che ha fatto è stata quella di rincorrermi con i pezzi di cioccolato in mano, vedendola ho temuto che magari fosse interessata solo alla sorpresa, perdendosi la parte migliore del “pensierino”, tant’è che le ho chiesto come mai non volesse la cioccolata, e invece lei, con una vocina dolce, mi risponde: “certo che la voglio, ma prima voglio dartene un pezzo: tu hai dato una cosa a me ed io do una cosa a te”. Giuro che per qualche secondo sono rimasto basito, lì, proprio lì, davanti ai mie occhi, s’era materializzata la Generosità, aveva vestito i panni d’una dolce fanciullina e mi aveva colto alla sprovvista. Mi sono sentito inerme, travolto dalle parole di uno scricciolo che mi guardava con un misto di stupore e tenerezza. Ovviamente le ho dato un bacione enorme, lasciandola poi felice alle prese con la sorpresa e con il cioccolato. Ho sognato (e già questa è una notizia visto che non ricordo mai nulla dei mie sogni!) per ben due volte la stessa identica scena, un raggio di sole nei grigiume d’una vita – la mia – da rottamare. Cos’ho realizzato? Uno squallido e triste pensiero, ma, ahimè, così vero: l’uomo è fatto d’egoismo ad altissime percentuali. Ci affanniamo nel dimostrare a noi stessi e agli altri che a noi importa, ma è solo una triste menzogna che cerchiamo di mandar giù per vivere meglio. La verità è che ci preoccupiamo così tanto di ottenere qualcosa per noi stessi da non renderci conto di ciò che portiamo via agli altri. L’innocenza d’un bambino, il suo generoso spirito di comunione dovrebbe guidare le nostre azioni. Quanto a me, ho abbandonato la retta via esattamente nel momento in cui ero sicuro di averla imboccata, e alle spalle mi sono lasciato una sconfortante scia di amarezza e dolore, con buona pace della generosità.



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