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Renzi dice di voler ridurre le tasse, la Germania gli risponde imponendo un balzello nuovo di zecca: l’eurotassa! Insomma, la solita partita di giro a favore di Berlino e a scapito dei cittadini per i quali si prospetta l’ennesimo aumento del carico fiscale senza ricevere in cambio alcun beneficio! Una gabella per far fronte alle future emergenze di bilancio dei Paesi membri. La Germania, infatti, vuole evitare che il salvataggio della Grecia faccia da apripista ad altri Stati che, proprio sul precedente ellenico, potrebbero farsi avanti per chiedere di rinegoziare il proprio debito. Tradotto in soldoni, l'eurotassa non serve a ridurre gli squilibri interni all'Unione, ma è stata studiata per mettere ancora di più in difficoltà gli Stati del Sud Europa e garantire da eventuali default, con i fondi reperiti dall'eurotassa, le banche tedesche che hanno comprato il debito pubblico dei Paesi mediterranei. L’obiettivo della Germania2.0 non è affatto cambiato rispetto a quello fallito nella seconda guerra mondiale: conquistare e sottomettere l’Europa. Infatti, dopo aver invaso con i propri prodotti i mercati dei Paesi europei adesso, tramite la Troika, la Germania vuole approvvigionarsi direttamente alla fonte con la tassazione diretta.Questa idea di eurotassa è in continuità con le politiche di austerity imposte in quest'ultimo decennio e lo dimostrano i segnali che arrivano da Roma con il taglio di 10 miliardi di euro alla sanità, con la cancellazione dell’Articolo 18, con l’abbassamento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, con stipendi e pensioni da fame e con la legge Monti-Fornero sulle pensioni che ancora continua a mietere vittime e che nessuno si azzarda a modificare. Intanto il debito pubblico continua a correre verso nuovi record nonostante le politiche lacrime e sangue fatte di aumento delle tasse e tagli al Welfare. La politica dei sacrifici a carico esclusivo dei “soliti fessi” ha ampiamente dimostrato il suo fallimento perché ha portato in Europa solo povertà e disagio sociale. Secondo il Fmi ci vorranno 20 anni prima che l'Italia ritorni ai livelli di occupazione pre-crisi. Insomma, se questo è il prezzo per restare in Europa, se la politica e l'amministrazione pubblica italiana si sono dimostrati formidabili nel versare i nostri soldi nella casse della Troika e totalmente incapaci nel reperire e spendere i fondi europei messi a disposizione dei Paesi membri e se il saldo fra il dare e l'avere nel confronto Italia - Europa è sempre negativo per noi italiani, allora sarebbe meglio tentare altre strade e cercare di uscire dalla crisi con meno Europa, meno Germania e più Italia.