La gestione del rischio clinico

Da Psychomer
by Claudia D'Incognito on aprile 30, 2012

Attualmente il rischio clinico si pone come argomento di rilevante severità, interessando contemporaneamente diversi settori della sanità e della società. Il rischio clinico riguarda la possibilità che un paziente sia vittima di un evento avverso, anche  involontario, conseguente alle cure ricevute.

Partendo dalla considerazione che l’errore è una componente inevitabile della realtà umana – che non può dunque essere eliminato – è tuttavia fondamentale favorire condizioni lavorative che lo prevengano, assicurando anche eventuali difese in grado di arginare le conseguenze di un errore ormai occorso.

Il comportamento umano viene classificato secondo tre categorie (Rasmussen, 1987):

  • Skill-based behaviour: si tratta di comportamenti automatici riscontrabili in situazioni di routine, in cui l’individuo reagisce sempre allo stesso modo.
  • Ruled-based behaviour: comportamenti prescritti dalla scelta di una norma adatta ad affrontare una data condizione conosciuta.
  • Knowledge-based behaviour: pianificazione di una strategia d’azione davanti ad una situazione sconosciuta, che richiede l’attivazione di processi mentali più elaborati e  maggiori conoscenze, per il raggiungimento dell’obiettivo.

L’errore può nascere ad ogni livello di comportamento. La differenza sta nel processo che lo genera: l’interpretazione errata dello stimolo a livello skill-based, la scelta di una norma inadatta per i comportamenti ruled-based, la pianificazione di una strategia sbagliata a livello knowledge-based.

Partendo dal modello di Rasmussen, Reason (1990) propone una distinzione tra errori di esecuzione e tra azioni compiute secondo le intenzioni, delineando tre tipologie differenti:

  • errori di esecuzione che di verificano a livello di abilità (slips): riguardano quelle azioni eseguite in modo diverso da come pianificato, in cui il soggetto esegue un compito conosciuto in maniera non corretta.
  • errori d’esecuzione dovuti ad un fallimento di memoria (lapses): causano un risultato diverso da quello atteso.
  • errori non commessi durante l’esecuzione dell’azione (mistakes) ma dovuti alla pianificazione delle strategie e dei mezzi.

Come intervenire

Il rischio clinico può essere contenuto attraverso programmi di Risk Management messi in atto sia a livello individuale, sia di equipe. Il Risk Manager è una nuova figura professionale che ha il compito di individuare e correggere le cause di errore con metodologie di analisi reattiva – studio a posteriori dell’incidente ormai avvenuto – e di analisi proattiva, finalizzata all’eliminazione delle criticità presenti in una organizzazione, come ad esempio il monitoraggio costante delle misure di prevenzione dell’errore, il miglioramento della comunicazione tra gli operatori di cura e l’analisi dei cosiddetti eventi near miss, ossia tutti quegli incidenti evitati (per un pelo) nell’attività lavorativa quotidiana.

Dotarsi di metodologie di prevenzione del rischio clinico è centrale in professioni d’aiuto come quella dello psicologo, in cui la propria prestazione può essere influenzata da molteplici fattori sfavorevoli alla buona riuscita dell’intervento. La gestione del rischio clinico va dunque eseguita con la duplice finalità di proteggere l’utenza dalla possibilità di incorrere in errori professionali involontari ed inaspettati e di proteggere sè stessi dal costante rischio di incorrere nel cosiddetto burnout.


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