Ma gente o non gente, Il Pelliccia ed io si era prenotato con grande entusiasmo almeno una dozzina di ore prima e quindi sì, anche La Gianni, col consueto ritardo sul resto del mondo, ha effettivamente varcato i cancelli di Rho Fiera e, armata di marsupio e ciabattazze, in perfetto stile deutsch, ha fatto il trionfale ingresso all'Esposizione Universale.
Considerazioni generale sull'esperienza: partivo totalmente vergine di qualsivoglia informazione (leggi: scalpitavo dalla voglia), non fosse per i post-oracolo di Vita su Marte, al cui giudizio ormai mi affido anche per comprare i peperoni al mercato, e che ho utilizzato come linee guida per la scelta dei padiglioni da visitare (perché è grande, impossibile vedere tutto). Rettifico: che avrei voluto utilizzare come linee guida per la scelta dei padiglioni da visitare, mentre invece mi sono basata via via sulle forze che mi rimanevano per affrontare le interminabili file all'ingresso. L'ora trascorsa immota sotto il sole bollente in attesa di varcare i tornelli ha sensibilmente minato la mia forza di volontà.
In generale, mi è piaciuto, sì. Dall'alto della mia totale ignoranza sull'evento, mi sarei ingenuamente aspettata un'esposizione in cui venivano trattati temi come lo sviluppo e l'ecosostenibilità, invece mi sono ritrovata nel mezzo di un'enorme fiera del cibo (entomofagia! Dove si parlava di entomofagia?), una fiera del cibo assolutamente figa però.
Sono riuscita a visitare: Brasile, Nepal, Cina, Marocco, Vietnam, Malesia, Azerbaijan, Austria, Polonia, Messico, Gran Bretagna, Federazione russa, Turkmenistan.
Mi sono persa e me ne dispiaccio: Padiglione Zero, Italia, Corea, Angola, Kazakistan, Emirati Arabi e Giappone.In Giappone davano due - due ore di attesa per entrare. Il Padiglione Zero era inavvicinabile.
Ecco quello che mi è piaciuto di più:
- primo posto per la Cina, seguita da Austria, Marocco, Azerbaijan e Polonia. Oltre ad un molto instagrammabile soffitto punteggiato di ombrellini, ho amato l'immensa distesa di steli di grano illuminati. Poi ti sparano un video strappa-lacrimuccia con protagonista una nonnina rugosa che aspetta i suoi nipoti per la riunione di famiglia in occasione della festa di mezz'autunno. Io e Il Pelle siamo stati particolarmente fortunati perché ci siamo beccati anche l'esibizione di danze tradizionali.
- Marocco, forse il più coinvolgente dal punto di vista sensoriale: lo scopo era immergerti nella riproduzione dei diversi ecosistemi del paese, e per farlo non sono stati utilizzati solo luci, suoni e colori, ma anche la temperatura, perciò si passava dalla stanza fredda e umida dell'oceano a quella rovente e ventosa del deserto.
- Bellissime le distese di tulipani che accendi passandoci sopra il palmo della mano in Azerbaijan, suggestivo il bosco in Austria, magica la riproduzione della foresta pluviale in Malesia.
- La Polonia, malcagata dai più, mi ha stupito con il suo magic garden e una scultura enorme di cioccolato che profumava di meraviglia (fanno il cioccolato in Polonia? Io non lo sapevo!).
- Molto particolare l'alveare del Regno Unito, che spunta in fondo ad un bel giardino. Tramite non so che diavoleria robotica, è tempestato di lampadine che si accendono e si spengono seguendo i ronzii prodotti dalle api in movimento negli alveari a casa della regina.
- Cinquanta minuti di coda in Nepal perché vuoi non visitare il Nepal, dopo tutti gli sbatti che ha avuto? Bellissimo da fuori, dentro c'è un Buddha dorato. Punto. Salvato solo per l'aperitivo a base di samosa.
- Ho rotto fino allo sfinimento per visitare la Russia, paese per il quale ho una non celata predilizione. Una stazione spaziale - vodka bar e una gigantesca tavola degli elementi che mi ha riportato ai felici anni dell'università. Perfettamente allineati agli standard della madre patria, hanno accuratamente evitato di investire in aria condizionata.
- Il Turkmenistan non ha ben capito la comanda ed espone pacchi di pasta e surrogati delle macine del Mulino Bianco.
- Medaglia al disonore per il Messico, inspiegabilmente tra i consigliatissimi, ma che aveva molto poco a che vedere col cibo e tanto invece con l'autopromozione come meta turistica.
Samosa e Nimki - Nepal
Ayam Panai - Malesia
Raclette - Svizzera
Tacos - Messico
Tè verde e dolci al miele e mandorle - Marocco
Anche se sfatti ce l'abbiamo in qualche modo fatta ad arrivare alle nove per vedere lo spettacolo dell'albero della vita e sì, spettacolo è la parola giusta. Nonostante ogni angolo di Facebook pulluli di foto e video a riguardo non ero preparata a una cosa del genere. Tanta, mi sembra il termine pù adatto a descriverla.
In conclusione, mi è piaciuto questo Expo? Sì, molto.Ho imparato qualcosa di nuovo? Solo come si scrive Turkmenistan.Ho speso un botto per mangiare? Un bottino diciamo, ma ne è valsa la pena.Sono carica per il secondo round? NO. Per il momento direi che un tour de force di tale portata è affrontabile una volta nella vita. Per il resto, ci vediamo a Dubai tra cinque anni.
Cestini carini in Nepal.
Io e Il Pelliccia che ci divertiamo sulla rete in Brasile. Sotto di noi piante e ortaggi. Molto divertente ma mi è sfuggito il senso.
Il Padiglione cinese e l'interminabile coda.
Ombrellini di carta volanti.
I tulipani magici dell'Azerbaijan.
Il Magic Garden polacco e Il Pelliccia che fa lo scemo.
Entrando in Russia.
La tavola degli elementi, in omaggio ai molti scienziati russi che hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura e alla sicurezza alimentare.
Mandorle e arance in Marocco.
Austria, la foresta che respira.
L'alveare in Gran Bretagna: le luci che si accendono e si spengono riproducono il movimento incessante delle api.
Dentro all'alveare.
Dacci dentro con le luci!