Magazine Poesie
Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi a un’acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Sostenuta da quattro zampette prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta i rami
causati dalla parola “bosco”.
Sopra il foglio bianco s’acquattano, pronte a balzare,
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.
In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio nel mirino,
pronti a correr giù per la rapida penna,
a circondare la cerva, a puntare.
Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d’occhio durerà finché lo dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà una foglia,
né uno stelo si piegherà sotto il punto del piccolo zoccolo.
C’è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere che a mio commando è incessante?
La gioia di scrivere.
Il potere di perpetuare.
La vendetta di una mano mortale.
~ Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere ~