Vladimir Luxuria, ex deputata PRC
Un anno fa in occasione di una campagna promossa dall’associazione Freedom To Marry alcune celebrità americane, come Ricky Martin, Anne Hathaway e Melissa Etheridge, hanno chiesto al presidente Barack Obama di prendere una posizione chiara sui diritti degli omosessuali. Un messaggio semplice e pieno di speranza: "Si può affermare che per tutti noi, gay o non gay, l’amore è amore e il governo dovrebbe impegnarsi nel trattare gli altri come dovrebbero essere trattati. Signor Presidente, il tempo di porre fine all’esclusione dal matrimonio è giunto. Le chiediamo di completare il viaggio e unirsi a noi e la maggioranza degli americani che sostengono la libertà di sposarsi". Il nostro Bel Paese dispone di una ricetta per l’emancipazione della comunità LGBT? Ingrediente fondamentale è il coming out. Significa "venire fuori", o meglio, dichiarare apertamente i propri gusti sessuali per essere prima di tutto in pace con se stessi. In Italia molti giovani preferiscono mantenere il segreto per paura della sanzione sociale. Questa può prendere la forma della riprovazione, come anche dell’esclusione nell’interesse della reputazione, per non parlare poi del totale isolamento. La forma più grave di sanzione sociale è il linciaggio: violenza allo stato puro. Uomini e donne picchiati perché omosessuali. Qualche incivile declassa questi spiacevoli episodi di omofobia a mero "scherzo" o "provocazione". Il pressing sociale è tanto più intenso quanto più la società è omogenea, scarsamente articolata, ma soprattutto chiusa. Per caso vige un Don’t Ask Don’t Tell? Se non ci sono le condizioni per fare coming out è difficile instaurare una dialettica gay-friendly. La barbarie verbale è ormai giunta ai limiti dell’inverosimile. La comunità LGBT è un "branco di depravati" con "turbe psichiche". Riguardo all’omosessualità, "non si può passare un’anormalità per normalità perché di questo andazzo sta morendo la nostra società". Come dire, una minaccia per la "pace sociale". Non può mancare un’opinione in merito ai matrimoni fra individui dello stesso sesso: "una follia pericolosa per l’umanità". Forse è come dice Alessandra Mussolini: "Meglio fascista che frocio". Prima di criticare barbaramente qualcuno bisognerebbe conoscerlo per farsi un’idea. Il simbolo del movimento LGBT è la bandiera arcobaleno. Una varietà di diversi: lesbiche, gay, bisessuali, transgender, e chi più ne ha più ne metta. Tanti colori con dietro una storia. Il 28 giugno è stato scelto come data della "Giornata mondiale dell’orgoglio gay", meglio conosciuta come "Gay Pride". Era l’1:20 del 28 giugno 1969 quando la polizia di New York irruppe nello Stonewall Inn, un bar gay-friendly di New York. Simbolo dei Moti di Stonewall è Sylvia Rae Rivera (1951-2002), un’attivista transgender che si racconta abbia dato inizio alla rivolta lanciando una bottiglia contro un poliziotto. Una donna icona di un movimento di liberazione. Questo "branco di depravati" ha sempre saputo dare uno schiaffo al machismo e al maschilismo. Slogan dei manifestanti durante i Moti di Stonewall era: "Noi siamo ovunque". Manca ancora un ingrediente: la coscienza politica. Assenteismo, superficialità, sperpero di denaro pubblico: tutto è permesso e concesso. I diritti civili sono un taboo, e qualcuno precisa che la famiglia è fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, e non fra due uomini o due donne. Natura e diritto diventano inseparabili. Queste tragicommedie hanno spesso luogo in sedi istituzionali. Un Senato che approva un provvedimento chiamato "processo lungo" quando alla Camera ne è in discussione un altro dal nome "prescrizione breve". Non può mancare un decreto "ammazza-rinnovabili" firmato da un ministro della Repubblica. Quando qualcuno presenta un disegno di legge recante misure contro atti omofobici chi più avanza pregiudiziali di costituzionalità per affossare la proposta. Non c’è da meravigliarsi se solo pensiamo allo scalpore che suscitò la permanenza di Vladimir Luxuria a Montecitorio. Una "Cicciolina ridicola" per Clemente Mastella e una "vecchia donnetta di una volta" per Umberto Bossi. Giorgia Meloni chiosava impietosa: "Il parlamento è diventato un circo Barnum". Rifondazione comunista era passata "da falce e martello a falce e pisello". Come dimenticare la lite con Elisabetta Gardini nella toilette delle donne. Una visione vissuta dalla portavoce di Forza Italia come una "violenza sessuale". Cosa dire delle possibili soluzioni alla "questione di organizzazione interna" avanzate nella Conferenza dei capigruppo: la presenza di questori nei pressi dei bagni e la creazione di uno spazio ad Luxuriam. Ma il signor Guadagno, che Paolo Ferrero avrebbe voluto a Strasburgo, magari in Commissione Affari costituzionali, anche quella volta seppe reagire con stile, dignità e ironia: "No all’apartheid della segregazione urinaria". Due anni dopo a Guidonia il lancio dei finocchi, organizzato da Ernelio Cipriani e Mauro Lombardo, due big di Alleanza nazionale. Ma cosa ne pensa dell’omofobia la tanto invocata società civile? WomanInLove, baby-sitter: "Dovremmo avere tutti la mentalità aperta e non vedere in ogni cosa il diverso. Coloro che sono dotati di una mentalità bigotta ritengono che amare una persona dello stesso sesso sia contro natura, non normale. In base a cosa io, in quanto essere normale, sono diverso da un omosessuale? Abbiamo entrambi una testa, due braccia, due gambe, e soprattutto entrambi abbiamo un cuore. Io non vengo pestata per questo amore, loro sì. Chi compie questi gesti dimentica che prima di tutto sono persone". Penelope89, articolista: "Metti caso che tu cittadino omofobo un giorno sia alla fermata della metropolitana con il tuo compagno. E metti che la metropolitana arriva. Dopo trenta secondi noti che la signora anziana ti squadra per bene perché sei mano nella mano con il tuo compagno, che un ragazzo vi guarda con faccia schifata perché si reputa troppo maschio, che una mamma gira il bimbo di sei anni verso l’altra parte. Ecco ora rifletti un attimo e fatti un esame di coscienza". Tranilo, impiegato: "Molto spesso assistiamo ad episodi omofobici, ma troppo spesso è l’ignoranza e la chiusura mentale che ci porta a questo. Non si è neanche convinti della propria idea rispetto a queste persone che hanno inclinazioni sessuali diverse. Il diverso ci fa paura perché siamo troppo legati a mantenere il cosiddetto status quo in ogni aspetto della vita". Mancio, studente lavoratore: "Penso che alla base di qualsiasi discriminazione ci sia ignoranza. Se sei gay ti chiamano checca. Se sei meridionale ti chiamano terrone. Se sei bruttarello ti chiamano cesso. Poi ci sono i malati di mente, omofobi per davvero, cresciuti nel mito di Hitler e convinti che i gay siano una razza inferiore. Sono tutte discriminazioni che derivano da mancanza di cultura". Rhapsodizer, musicista: "Gli omofobi sono il rigurgito di una società che da tempo cerca nel diverso (da cosa poi?) qualcosa da criticare e attaccare". Cinque voci diverse, un unico coro: omofobia significa ignoranza, chiusura mentale e mancanza di cultura. L’omofobo è un ignorante, un incivile, un esibizionista che crede che l’omofobia sia sinonimo di forza. Un tipo che lancia slogan omofobici pensa che in questo modo sarà rispettato, perché sembrerà un duro agli occhi della società. Forse pensa questo perché la società glielo lascia pensare. Per dare uno schiaffo deciso all’omofobia dobbiamo prima cambiare atteggiamento. Bisogna condannare qualsiasi forma di bullismo. Basta avere paura di prendere posizione: è bene difendere con convinzione le vittime dell’omofobia, perché l’indifferenza e l’omertà non fanno altro che alimentare questa piaga sociale. Questo è lo spirito gay-friendly. Come la società civile, anche i nostri rappresentanti devono aprire occhi e mentalità. Una classe politica dignitosa non bada al populismo clericale per paura di perdere il consenso della Chiesa, ma mette al primo posto democrazia, laicità e uguaglianza sociale. Matrimoni omosessuali e civil partnership sono diritti civili. Qualcuno potrebbe controbattere che le priorità della politica sono altre dinanzi ad uno spread altalenante, un debito pubblico che divora il 120,7% del PIL, e un tasso di disoccupazione a quota 11,1%. La politica è economia, lavoro, ma è anche questione sociale, e questione sociale vuol dire welfare, politiche per il Mezzogiorno e diritti civili. Se altri Paesi, dalla Spagna alla Svezia, già da tempo hanno fatto passi in avanti in questo campo, evidentemente l’Italia è ancora molto indietro dal punto di vista culturale e mentale. Un primo passo per uscire da questa impasse sarebbe smettere di ideologizzare le questioni LGBT. GayLib è un’associazione vicina al centrodestra, ma ciò non toglie che abbia a cuore l’estensione dei diritti civili ai cittadini omosessuali. Un’istituzione che ha saputo dare un esempio di come i diritti civili vadano oltre le ideologie e le logiche di partito è il Senato dello Stato di New York. Il 24 giugno 2011 l’Aula di Albany ha approvato il Marriage Equality Act, che legalizza i matrimoni per le coppie omosessuali. 29 no e 33 sì, di cui quattro repubblicani. Il senatore Mark John Grisanti (R) ha dichiarato: "Non posso negare ad un essere umano del mio stato gli stessi diritti che io ho con mia moglie".