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La globalizzazione degli schiavi

Da Jitsumu

La globalizzazione degli schiaviLa parola immigrazione è un tabù. Qualcosa di cui si deve parlare in modo ‘politically correct’ per non passare per razzisti. Un tabù è un fatto di cui non si può parlare o di cui si deve dare sempre la stessa interpretazione. Il tabù esige che sia perpetuato con frasi di nessun significato che hanno, come unico obiettivo, il rafforzamento del tabù stesso. Infrangere un tabù è considerato ripugnante e degno di biasimo da parte della comunità. Un tabù si alimenta di sentenze nobili tipiche della sinistra: “Ricordiamoci di quando eravamo noi a varcare il mare, spesso in condizioni estreme, e teniamo a freno gli eccessi di reazioni di fronte a quanti vengono a cercare futuro in Italia”, oppure sono loro che vengono a fare lavori che spesso gli italiani non vogliono più fare...”. Ma non è vero che gli italiani non vogliono più fare “certi lavori”; e poi quali sarebbero questi lavori?! 
C’è una generazione di italiani pagata qualche centinaio di euro al mese o disoccupata. Ragazzi e ragazze che accetterebbero di corsa quei “certi lavori”, a patto che siano lavori in condizioni di sicurezza e con uno stipendio dignitoso. Ma i “certi lavori” forse sono quelli delle fabbrichette che importano mano d’opera sotto pagata e scaricano i costi sociali sulla comunità, avvantaggiando i padroncini, e non certo l’economia italiana. Questo tipo di dichiarazioni dichiarazioni sono irresponsabili, anche se “electorally correct” per i partiti di sinistra. L’Italia è ancora un Paese di emigrazione. Una volta emigravano i contadini, oggi i laureati. L’Italia in più ha una densità di abitanti per territorio tra le più alte del mondo. In confronto gli Stati Uniti sono spopolati e l’Africa deserta. L'Italia dell'imbonitore Berlusconi, che promise casa e lavoro per gli immigrati alla televisione tunisina, ha attualmente il 30% di disoccupazione giovanile e almeno 100.000 extracomunitari disoccupati che diventeranno il doppio dopo il crollo ampiamente previsto del mercato immobiliare. Dove li mettiamo? Con che risorse li gestiamo? Gli daremo una casa? Un lavoro? Sussidi? Come vivranno queste persone? 
Il tabù immigrazione ha effetti indesiderati, ma anche desiderati. Quelli indesiderati sono sotto gli occhi di tutti, con migliaia di miserabili lasciati a sé stessi e alle mafie. Quelli desiderati sono una manodopera a basso costo, spesso in nero, destinata di frequente alla morte sul lavoro per il profitto dei padroncini e della Confindustria. Il trionfo della globalizzazione degli schiavi. 
I rifugiati politici devono trovare sempre accoglienza, chi viene dalle zone di guerra deve trovare sempre accoglienza, ma gli altri sono benvenuti solo se ci sono le condizioni per ospitarli, casa e lavoro, altrimenti si fa demagogia elettorale a vantaggio non certo delle sinistre buoniste e cialtrone, ma della Lega. Un'invasione di immigrati, perché di questo si tratta, darà alla Lega il controllo assoluto del Nord Italia. La Lega, in questi anni, si è nutrita di immigrazione. Ogni immigrato irregolare, un voto in più. La destabilizzazione degli Stati è avvenuta da sempre anche grazie al fattore immigrazione. La Lega è la più interessata a mantenere in vita il tabù dell'accoglienza senza risorse giustificata dal mito dell'italiano con la valigia di cartone. Il problema della Lega, e dell'immigrazione che la alimenta, non è solo italiano, ma europeo. Il fascismo non fu un problema solo italiano, non lo sarà la Lega. Ma l'Europa dorme sonni beati e, come si è visto in Libia, in realtà non esiste.Quale unione di Stati può continuare a esistere senza una politica estera e un esercito comuni? E quale Stato può permettersi il tabù dell'immigrazione senza disintegrarsi?
I flussi migratori vanno gestiti all’origine. Le nazioni più sviluppate dovrebbero destinare una parte del loro Pil, almeno quanto spendono in armi, magari al posto delle armi, per aiutare i Paesi poveri. Distribuire la ricchezza nel mondo per non importare schiavi e instabilità sociale.
Fonte Beppe Grillo
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