Non so se qualcuno di voi ha mai bazzicato il mondo dei giochi di ruolo negli anni '80-'90. Se la risposta è sì, indipendentemente da quale sistema monopolizzava le vostre sessioni, non potete non conoscere la rivista Kaos, edita a suo tempo dalla Nexus.
Kaos era un magazine italiano, ben strutturato, con tanto di dossier esaustivi (contate che ai tempi non c'era Internet, né tantomeno Wikipedia e altre enciclopedie online), brevi avventure pronte da giocare, recensioni su manuali, libri, videogiochi e board game, nonché esilaranti rubriche che spernacchiavano un po' il giocatore di ruolo stesso, che ogni tanto si prende troppo sul serio. Notevoli anche alcuni dei fumetti proposti a puntate, che ora, a distanza di anni, si trovano in edizione cartonata a prezzi assurdi (esempio: Le cronaca della Luna Nera).
Nel periodo di massimo splendore Kaos si trovava facilmente in moltissime edicole. Purtroppo proprio l'avvento di Internet, con tutto il suo carico di contenuti gratuiti, ha decretato il declino del magazine, che ora sopravvive solo in versione online.
Meno nota ma altrettanto interessante era anche Excalibur, edita da Stratelibri e sempre incentrata sui giochi di ruolo. Pubblicata dal 1991 al 1998, questa rivista proponeva a sua volta articoli, avventure, inserti staccabili, ampliamenti di scenari, recensioni e anticipazioni. Purtroppo la crisi del settore ne ha decretato il fallimento totale. Da quel che mi risulta, a differenza di Kaos, Excalibur non sopravvive più nemmeno in versione digitale.
Impossibile non citare poi Rune, che vanta il primato di essere la prima rivista italiana dedicata agli RPG (non i lanciamissili russi, i giochi di ruolo!) venduta in edicola. Infatti la carta d'identità recita: nata nel 1988. Già all'inizio aveva una tiratura di circa 8000 copie, che per l'epoca e per la specificità degli argomenti trattati erano tantissime.
Da quel che mi ricordo era la più imparziale e professionale tra le riviste di settore, vantando così una competenza oggettiva che era il fiore all'occhiello delle varie redazione succedutesi alla guida di Rune. Anche questo magazine, con uscite a cadenza bimestrale, chiuse i battenti nel 1996. Insomma, la crisi di quegli anni non risparmiò davvero nessuno.
Tutte queste tre riviste, e innumerevoli altre assai meno note, avevano un delizioso retrogusto di autoproduzioni fatte con passione e impegno. Ovviamente non era così, almeno per quel che riguarda l'autoproduzione. Dietro a Kaos, Excalibur e Rune c'erano case editrici, per quanto piccole e molto specializzate nel settore. Su passione e impegno invece ribadisco il concetto e ci gioco la reputazione. Il risultato, in effetti, è stato per anni molto buono, almeno fino alla deriva videoludica degli ultimi anni '90, che non ho particolarmente apprezzato.
Ci sarebbe poi da fare un ragionamento complesso sul concetto di “autoproduzione”, in cui il settore dei RPG è stato senz'altro pioniere, soprattutto grazie a magazine come quelli appena citati, e grazie anche a micro case editrici con budget spesso inesistenti e nemmeno sostenuti dalla potenza promozionale di Internet.
Autoproduzione poteva voler dire anche uno scantinato, due o tre studenti appassionati di giochi di ruolo, un paio di computer e una tipografia a cui appoggiarsi per ottenere un prodotto finale dall'aspetto professionale e vendibile. Più molto lavoro sul campo: consultazione delle ben più ricche riviste statunitensi (Dragon, Dungeon, White Dwarf), ricerca (e acquisto) degli ultimi handbook dei vari sistemi di gioco, confronto con altri gruppi di players.
Insomma: molti degli autori che hanno lavorato ai magazine sopracitati hanno iniziato col classico lavoro di fatica ed entusiasmo. Se poi qualcuno di loro ha trovato appoggi editoriali, lo deve senz'altro alle qualità mostrate sul campo.
Sta di fatto che, ancora oggi, molte autoproduzioni prodotte in 200-300 copie sulla stampante ad aghi di papà e mamma, rimangono nell'immaginario collettivo di molti role players. Forse più di tanti ricchi sistemi di gioco importati dall'estero e finiti nel dimenticatoio.
Il bello del settore è (era) la mancanza di quella spiccata attitudine alla marchetta che caratterizza il mondo editoriale classico. Forse perché, in fondo, di giochi di ruolo ci si interessa solo se piacciono davvero, e non per cercare di vendere pupù come oro, pratica invece diffusa nell'editoria “normale”.
Non solo giochi di ruolo: il percorso inverso delle autoproduzioni
Come ho già scritto anche Internet ha contribuito alla morte economica di riviste come Kaos, Excalibur e Rune. Ora che la Rete ha acquisito però una coscienza ben diversa da quella degli inizi, credo che sia possibile seguire il percorso inverso.
E non parlo solo dei giochi di ruolo.
Piccolissime case editrici o scrittori autoprodotti hanno la loro occasione di farsi conoscere a una fetta di pubblico non forse immensa, ma comunque importante. Non ascoltate coloro che sostengono che le “grandi sorelle” seppelliranno ogni tentativo di questo genere. Certo, se puntate a diventare famosi, probabilmente questa non è la strada che fa per voi. Ma se volete solo scrivere degli argomenti di cui siete esperti e che amate, questo è il momento. Là fuori ci sono molti altri internauti che non aspettano altro di leggere le vostre storie, i vostri articoli. Non importa se su ebook o su riviste ciclostilate. L'unica cosa che dovete fare e dar loro il modo di trovarvi. Con un blog, con Facebook, su un forum tematico. I mezzi non mancano.
A volte è meglio arrivare a 500 persone che cercano specificatamente quello di cui vi occupate voi, che non 5000 lettori casuali, che cercano l'ennesimo clone di Faletti, di Dan Brown, o l'ennesimo scrittore esordiente di cui si perde ogni traccia dopo una manciata di mesi.
(Crom! è l'antenato di tutte le riviste italiane dedicate ai giochi di ruolo. Da considerare una vera e propria autoproduzione, almeno ai suoi esordi. Questa è la copertina del numero 1, datato 1987. Ventiquattro pagine battute a macchina: una leggenda.)