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La Grande Bellezza – Paolo Sorrentino

Creato il 23 maggio 2013 da Amalia Temperini @kealia81

Uscito martedì, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, ha raccolto nella mia sala un numero non alto di persone, ma piuttosto un pubblico propositivo e costruttivo, inchiodato alla poltrona anche durante i titoli di coda e l’accensione delle luci, alla fine della proiezione.

La Grande Bellezza ha una trama semplice: un uomo ormai sessantacinquenne che nella sua vita ha raggiunto i propri obiettivi professionali. Si è accontentato, non è sposato, non ha famiglia, ha una vita stravolta da orari e feste, e ha, infine, una cameriera filippina che sembra conoscerlo meglio di qualunque altro. GepGep Gambardella – è uno strepitoso Toni Servillo, che raggiunge il suo apice massimo nella teatralità del monologo. Il solito punto fermo, dove gli spettatori del regista possono ritrovarsi ed essere coinvolti in un climax, che accompagna tutta la narrazione, saltando tra registri d’ironia, divertimento, asprezza, sagacia e alta letteratura.

E’ di base una storia d’amore. Il grande amore. L’ossessione di un qualcosa che tormenta tutta una vita, e che ognuno di noi porta addosso fino alla fine della propria esistenza. Quello che blocca le aspirazioni e costringe a compiere scelte di condivisione di spazi su cose non sentite addosso, ma che hai fatto tue, pur di negare quello che provavi per una determinata persona. Tutto questo, fino a quando non si raggiunge il tempo di maturazione e di accettazione del problema. Quando cioè la persona amata muore, e ci si ritrova a scoprire aspetti del proprio essere, accantonati  e mai rimossi.
Capire come risalire la foce del fiume, calpestare gli aspetti salienti della realtà, ricercare una spiritualità fatta di poche cose, aiuta a recuperare un modus vivendi radicale, da segnare il punto di svolta anche per la propria esistenza.

La Grande Bellezza è un lavoro che con i progetti precedenti del regista ha poco a che fare, soprattutto se si pensa agli ultimi – Il Divo o This must be the place. Confrontandomi con chi era con me, è venuto fuori che il modo di raccontare, il tipo di montaggio, l’eccessività, è simile a quella usata da Matteo Garrone nel suo film Reality, dello scorso autunno. Il senso di disperazione dilagante che raccolgono i due film -maker, differenti tra loro, ma così distanti per appartenenza, è unico e vicino a chi crede ancora che qualcosa di recuperabile ci sia ancora, in mezzo a un elaborato caos di farneticazioni e inutilità.

Roma è testimone del cambiamento. Una città che con le sue architetture permette di riconoscere chi siamo, e che siamo esseri di passaggio davanti alla maestosità degli spazi, in una segretezza che ognuno di noi ha, e che con difficoltà riesce a superare.

Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Giorgio Pasotti, Serena Grandi, provengono da altri mondi; lontani   dalla cinematografia cui sono sottoposti, o in alcuni casi, dimenticati.

Non so se si può fare riferimento a Federico Fellini, personalmente non ho trovato la dimensione onirica, ma una concretezza spietata, rafforzata da una colonna sonora d’intenso trasporto, soprattutto nelle corali tedesche.

Il film è attualmente è in lizza al Festival di Cannes.

Stra – consigliato.

Trailer:

La Grande Bellezza – Paolo Sorrentino


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