Lunedì 3 giugno si è tenuta a Firenze la conferenza stampa de La Grande Bellezza alla presenza del regista Paolo Sorrentino e degli interpreti Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, che in serata hanno poi presentato il film al pubblico fiorentino in un cinema Odeon gremito fino all’ultimo posto. Chi conosce Sorrentino sa bene quanto sia refrattario agli incontri con la stampa, non amando particolarmente parlare dei suoi film, convinto – come molti altri autori – che debba essere l’opera stessa a comunicare col pubblico senza bisogno di aggiungere commenti che rischiano spesso d’essere fraintesi e di attutire la potenza delle suggestioni scaturite dal suo modo di fare cinema.
Appena è iniziata la conferenza stampa Sorrentino ha chiesto cortesemente di fare a meno del microfono dato che l’elegante e accogliente Sala degli Specchi che ospita l’incontro si trova al primo piano dell’Odeon, contigua alla galleria del cinema dov’era cominciata da pochi minuti la proiezione pomeridiana del suo film. Un segno di grande rispetto nei confronti degli spettatori presenti in sala in quel momento, per evitare in ogni modo di disturbare la visione del film, un piccolo/grande gesto notato da pochi ma più che sufficiente per comprendere l’estrema coerenza di uno degli autori più importanti del nostro cinema.
Il regista partenopeo ha spiegato che l’idea alla base di questa sua ultima fatica è nata dalla sua osservazione della vita romana e si è ben presto tramutata in film una volta scritturato il cast principale, composto da Toni Servillo, Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, esattamente i nomi che aveva in mente in fase di scrittura. A chi gli fa notare che nei suoi film le trame siano sempre più essenziali Sorrentino risponde di trovarsi più a suo agio nel mettere in scena le vite dei suoi protagonisti piuttosto che essere interessato a comporre intrecci elaborati e complessi.
In soccorso del cineasta arriva spesso e volentieri Carlo Verdone che a inizio incontro mette subito le mani avanti, prima che arrivino le solite domande che abbiamo sentito fino allo sfinimento negli ultimi tempi, dicendo che nel film non ci sono riferimenti espliciti al cinema di Federico Fellini, trattandosi di un’opera molto personale in cui l’autore restituisce sul grande schermo la sua visione della città di Roma. Secondo l’attore romano il titolo del film si riferisce ad una particolare fase della vita – la giovinezza – quando tutto è ancora possibile prima dell’inevitabile passare degli anni, con il suo carico di delusioni, sconfitte e amarezze. Verdone, come al solito loquace e disponibile nonché profondo conoscitore della Settima Arte, ci tiene a precisare che questa è la sua personalissima idea, scaturita dalla visione de La Grande Bellezza in cui ognuno può vedervi ciò che vuole.
A chi lo interroga su cosa ne pensi dell’immagine di Roma che viene fuori dal film, sempre Verdone risponde d’aver amato ancor di più la sua città dopo averla vista immersa in un silenzio quasi magico e surreale dovuto alle riprese notturne realizzate appositamente da Sorrentino la scorsa estate. La Grande Bellezza, film già venduto in ben 22 paesi, è stato girato in prevalenza a tarda notte per riuscire a filmare una Roma diversa da quella trasposta in tante altre pellicole.
La città eterna, come confermano il regista e l’attore capitolino, è in questo caso una metafora del dissesto morale che stiamo attraversando in questi anni. Al posto di Roma dunque ci sarebbe potuta essere anche un’altra grande città.
Infine una serissima, composta e pacata Sabrina Ferilli, lontana anni luce dall’immagine televisiva che ha contribuito in questi anni a farla conoscere al grande pubblico, ha ricordato quanto sia pignolo e meticoloso sul set il cineasta napoletano che, a detta di chi scrive, con La Grande Bellezza è tornato ai livelli delle sue opere migliori dopo la poco ispirata parentesi americana di This must be the place.
Boris Schumacher