Un panorama di quel chiaroscuro sociale che furono i secoli dal XV al XVII non può omettere di indagare quel complesso di istituzioni, superstizioni e strumentalizzazioni che diede luogo al sanguinoso fenomeno della persecuzione delle streghe.
Con il termine “stregoneria” secondo quanto scrive Marc Augè alla voce in questione del volume 13 dell’Enciclopedia Einaudi, possiamo indicare, nei termini culturali della chiesa cristiana tardomedievale, tutte quelle sopravvivenze di culti e rituali pagani che nel corso del medioevo, ma soprattutto in prima età moderna, sono stati più o meno direttamente collegati al culto de Diavolo. Nelle popolazioni pre-cristiane infatti la Magia riguardava essenzialmente l’aspetto divino e quello medico, per cui ad esempio i vegetali erano studiati e utilizzati come strumenti per la guarigione, la divinazione, l’arte dell’incantesimo e il collegamento con le Divinità.
La persecuzione delle streghe è quindi, in termini esasperati ed autoritari, la prosecuzione in età moderna della lotta contro le eresie portata avanti dai Padri della Chiesa. Nel Medioevo infatti gli episodi di stregoneria vennero in genere interpretati come sciocche superstizioni o culti ingenui e primitivi di retaggio pagano: li si tollerava o reprimeva a secondo delle circostanze e opportunità. Fu dal 1435 al 1750 invece, che con un insieme di procedure ed eventi, si determinarono circa 110mila processi (la maggior parte dei quali tra la seconda metà del ‘500 e la prima del ‘600) e furono messe al rogo da tribunali ecclesiastici e secolari circa 60mila persone, il 75% delle quali furono donne. Esistono anche stime maggiori del fenomeno ed alcuni studiosi contano tra XIV e XVII secolo non meno di un milione di roghi di streghe.
I crimini per stregoneria, durante il medioevo, erano rimasti affiancati a quelli per eresia, ma il clima di guerra di religione instauratosi in Europa con la Riforma protestante e quella cattolica creò le condizioni per una esasperazione dell’allarme religioso e un enfatizzazione del fenomeno. Finite le guerre di religione il fenomeno così inteso pressoché si estinse (ma sarà poi mai veramente scomparso?).
Il Cristianesimo riformato e contro-riformato volle separare totalmente magia e religione e recidere quel legame tra religione e superstizione che si era perpetrata soprattutto tra i contadini e nelle campagne.
La distinzione introdotta dagli umanisti tra “Magia Alta (astrologia, alchimia, cabbala) e Magia Bassa (incantesimi, rituali propiziatori, scongiuri, unzioni…), come pure quella tra Magia Bianca (o naturale, volta al bene) e Magia Nera (volta al male) non fu un valido argine al costruirsi di una dottrina demonologica, ma anzi accrebbe la confusione in materia. Il Cristianesimo ridusse quindi la Magia al Satanismo (o culto del diavolo) definendo quindi la stregoneria sulla base delle proprie interne superstizioni, per poi combatterla spietatamente. Questa teoria della magia come satanismo ha comunque origini e fonti diverse: l’immagine distorta che i romani avevamo avuto nei confronti del culto cristiano, la teoria delle eresie elaborata dai Padri della chiesa, l’immagine medievale del mago e del Diavolo.
Il Malleus Maleficarum (il martello delle streghe – 1486) degli inquisitori domenicani Heinrich Kramer e Jakob Sprenger, il Tractatus de hereticis et sortilegiis (1524) del magistrato pontificio Grillandus e le Disquisitionum magicarum libri sex (1600) del gesuita Martin del Rio furono i capisaldi della letteratura demonologica e stregonesca cristiana. Su questi testi e sul processo inquisitorio che si avvaleva della tortura negli interrogatori – dove l’accusatore obbligava l’imputato a discolparsi – le istituzioni cristiane e secolari furono in grado di attuare la più grande repressione dei confronti di presunte streghe e stregoni che la storia racconti, in Europa come in America. Attraverso l’Inquisizione si combattè il Profetismo (ad esempio quello di Savonarola), si criticò l’Umanesimo paganeggiante, l’aristorelismo, il sincretismo di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, entrambi domenicani eterodossi, si combatterono le idee Luterane e Calviniste e si repressero sistematicamente tutte le forma di pratiche antiche, soprattutto rurali, che erano sopravvissute all’avvento dei monoteismi.
In sintesi la stregoneria si compendiava nelle pratiche del maleficio (atto magico volto a danneggiare salute o beni di qualcuno), stipulazione di patti col Diavolo che implicavano sottomissione ed esecuzione del volere del Demonio, la pratica del Sabba, riunioni di maghi e streghe con rituali sacrileghi, attività erotiche perverse, pratiche cannibaliche specie sui bambini, capacità di volare di notte.
Nonostante lo sforzo di definire scientificamente le pratiche malefiche non si riuscì comunque a delimitare del tutto il campo del fenomeno tanto che fu frequente che le pratiche devozionali femminili più estreme furono etichettate come manifestazioni di santità o all’opposto di stregoneria su basi di convenienze politiche (abbiamo già parlato di Giovanna d’Arco bruciata come strega e in seguito beatificata dalla chiesa).
Quello che resta
storicamente dimostrato è che sia nella forma della santità che in quella della stregoneria, furono essenzialmente le donne ad essere prese in esame dai Tribunali dell’Inquisizione. Alla base permane l’idea tipicamente misogina della propensione delle donne alle pratiche magiche. Se si confrontano le informazioni pervenuteci sulle vittime dei processi viene fuori lo stereotipo della Strega: donna, di solito di età dai 50 anni in su, vedova o mai sposata, di condizioni non agiate, di comportamento eccentrico. Questo identikit mette nel mirino inquisitorio un insieme di figure femminili (ma anche maschili) esterne ai tradizionali vincoli familiari, spesso di scarsa cultura, a volte vittime di malattie mentali o socialmente indesiderabili.Lo scenario storico della “grande caccia alle streghe” era indubbiamente minaccioso e inquietante: epidemie di Peste che decimavano paesi e città, gli scismi religiosi e le guerre che ne seguirono, le rivolte dei contadini, furono fattori di squilibrio sociale. I sentimenti che agitavano l’uomo erano l’orrore del peccato e la paura della dannazione, il senso di colpa dell’occidente si unì ad un forte senso di morte che spinse i poteri religiosi e secolari a trovare nella persecuzione delle streghe una valvola di sfogo strumentale alle grandi paure sociali.
La spiritualità femminile che si era finora espressa in modo marginale, ma comunque protetto, nella mistica e nei monasteri, a partire dall’età moderna e dopo la Controriforma, si trasferì nelle nuove forme della società civile diventando questione femminile, questione politica, economica e di Diritto.
Consiglio di ascolto: Mussorskyi UNA NOTTE SUL MONTE CALVO
Consiglio di lettura: Leonardo Sciascia “La strega e il capitano” (Adelphi)
Biblio:
- Marc Augè – Stregoneria, in Enciclopedia, Vol 13, Einaudi, To
- S. Abbiati, A. Agnoletto, M.R. Lazzari – La stregoneria, Mondadori, Mi
- M. Cravieri – Sante e Streghe, Feltrinelli, MI
- B.P. Levack – La caccia alle streghe, Bompiani, MI