Nel 2011 uscì il film Tomboy, la storia di una bambina di 10 anni che si trasferisce con la famiglia in una nuova città e quando conosce i nuovi amichetti di quartiere, si finge un maschio. Nonostante fosse un film francese e tutti noi sappiamo quanto sanno essere noiosi i francesi, il film era bello e per un istante sollevò un polverone: è giusto correggere il comportamento quando un bambino non si ritrova nella sua identità sessuale?
Che poi, fin quando si sta nel buio di un cinema, tutti a spellarsi le mani dagli applausi e tutti a dire che splendida interpretazione e un po' ci si dimentica che queste cose succedono anche nella vita reale e infatti arriva il giorno che Shiloh Pitt (la figlia di Angelina e Brad Pitt) appare in pubblico completamente vestita da maschietto, con abito scuro, cravatta e capelli corti e tutti a gridare allo scandalo. Ché una bambina di otto anni non può ancora aver sviluppato una propria identità sessuale e i genitori che permettono questo sono degli sciagurati.
Che poi uno se lo può aspettare da Cher, che la figlia decida di cambiare sesso, ché con quella madre mezza pazza e sempre in mezzo a parrucche, piume e vestiti di paillettes non poteva mica crescere un figlio sano! Le cose lasciano più perplessi quando a voler essere un maschietto è la bella bambina di otto anni figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt, che per molti sono tipo la coppia perfetta di Hollywood. Ok magari si tratta solo di un momento passeggero, un capriccio dettato da un carattere ribelle e tra qualche anno la vedremo vestita da donna, in splendidi vestiti mozzafiato che sottolineeranno le sue forme ereditate dalla gnocca mamma, ma la questione non è questa; non è se Shiloh vuole la maglietta nera dei Ramones o la gonnellina di Violetta, la questione è che Angelina ha dichiarato in un'intervista: "Io non forzerò mai nessuno dei miei figli ad essere quello che non è. Con Brad la lasciamo libera. Noi rispettiamo le sue scelte".
Rispettare le scelte. Una lezione che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, avrebbe dovuto ascoltare e invece pare che lo vedremo intervenire in difesa della famiglia tradizionale al convegno organizzato da Alleanza Cattolica e Obiettivo Chaire, due organizzazioni che considerano l'omosessualità una malattia da curare tramite terapie riparative.
Da un lato i Brangelina con la figlia maschietto e dall'altro quelli che vogliono correggere un comportamento. E poi abbiamo ancora un altro lato: quello di Joshua Alcorn, ragazzino dell'Ohio che si sentiva una ragazza e si faceva chiamare Leelah e che evidentemente era così esasperato dalla sua famiglia estremamente religiosa e dall'ambiente circostante, che a 17 anni si è suicidato buttandosi sotto un tir e lasciando un messaggio chiaro: "Non potete controllare così la vita delle persone. Cambiate la società, vi prego".
Neanche a farlo apposta Leelah fu costretta dai suoi genitori a fare una terapia riparativa che, attraverso un supporto psicologico e di preghiera, l'avrebbe convinta a rimanere maschio ed accettare il suo destino voluto da Dio.
Ora c'è da sottolineare un fatto per nulla trascurabile e ovvero che l'omosessualità non è una malattia e che le terapie riparative non sono supportate da nessuno studio medico o scientifico e questa non è la mia opinione del tipo "A me è piaciuto quel film", ma un fatto scientifico. Possiamo credere che la terra sia tonda o sostenere che sia piatta, ma uno dei due sbaglia e l'altro ha ragione.
Io non sono un medico, ma se qualche terapia ha portato a risultati positivi con il successivo cambio dell'orientamento sessuale, è probabile che sia avvenuto in seguito ad un crescente senso di colpa e di esasperazione del paziente, che non volendosi sentire diverso all'interno della società ha deciso di reprimere il suo essere e fingere quindi un comportamento eterosessuale. Del resto anche io, dopo ore di guerra psicologica con mia madre che non mi faceva alzare da tavola e non mi faceva vedere i cartoni animati fin quando non finivo quello che avevo nel piatto, alla fine gettavo la spugna e mangiavo tutti gli spinaci. Ma gli spinaci continuano a farmi schifo.
"Si sente un ragazzo, si fa chiamare John e abbiamo deciso di assecondarla tagliandole i capelli e vestendola da ragazzo", aveva raccontato qualche tempo fa Angelina parlando si sua figlia Shiloh e magari qualcuno può pensare ad una scelta anticonformista dettata dal carattere ribelle della madre, dato che lei è la stessa che andava in giro con il sangue del fratello in un'ampollina appesa al collo, ma forse è solo il comportamento di una madre che sta provando a cambiare la società, per far sentire sua figlia più serena e sicura. La stessa società che invece ha spinto la probabilmente troppo fragile Leelah sotto un tir.
E noi qui in Italia cosa facciamo? Organizziamo un convegno per difendere la famiglia e sostenere la terapia per le persone omosessuali. Ecco. Sappiate che questo convegno avrà la stessa valenza scientifica di un raduno di Star Trek; con l'unica differenza che quelli vestiti da Vulcaniani non fanno del male a nessuno, mentre chi incoraggia alla terapia riparativa danneggia e reprime l'esistenza delle persone, fino ad arrivare al punto del non ritorno come è stato per il caso di Leelah.
E dire che a me Angelina fa anche cagare come attrice.