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La Grande Scommessa: l'anti Wolfie?

Creato il 14 gennaio 2016 da Aleister94


Dal 2008 in poi il cinema americano si è interessato fortemente, molto più che negli ultimi 50 anni, al tema del potere finanziario. Abbiamo avuto, per citare solo i più famosi, il ritorno inatteso di Gordon Gekko nel sequel di ''Wall Street'', ''Cosmopolis'' di Croneberg e naturalmente ''The Wolf of Wall Street'' di Scorsese,capolavoro magniloquente quanto barocco nella sua critica radicale (che solo pochi hanno compreso) al mondo della finanza. ''La grande Scommessa'' di Adam Mckay può definirsi invece, serenamente, ''l'anti- Wolf of Wall Street''. Nel narrare la vera vicenda di alcuni investitori che nel 2005 capirono che nel giro di un paio d'anni il mercato immobiliare americano sarebbe crollato, agli sceneggiatori e al regista non interessa la spettacolarizzazione e la rappresentazione estrema del favoloso ambiente della finanza. Tutt'altro: si cerca di spiegare in maniera analitica e a volte con metafore ai limiti della comicità le cause del crollo, senza compiacimento, realisticamente. Ma questa è solo la superficie di ciò che viene mostrato. Gli investitori protagonisti del film, che dopo averne avuto solo il sentore, hanno la certezza del crollo non solo del mercato immobiliare americano, ma dell'intero sistema economico americano, sentono di essere posti di fronte ad una scelta che, in realtà, hanno fatto sin dall'inizio: speculare sul crollo imminente o restare inerti? In realtà, come detto, la scelta è già stata compiuta sin dall'inizio, il contrasto tra cinismo e tensione morale, rimane in realtà allo stato di dubbio, perchè nonostante alcuni dei protagonisti siano severamente critici nei confronti del sistema di cui sono parte integrante, sono rassegnati alla necessità degli eventi di cui sono fermamente convinti. Un film onesto quindi, una black comedy che adotta il cinismo come metodo per l'inchiesta, che ha come modello il grande cinema d'impegno civile di Billy Wilder, soprattutto ''L'asso nella manica''. Christian Bale e Steve Carrell sono in stato di grazia, tanto si trovano a loro agio nei panni dei loro personaggi che rimane un mistero individuare il vero attore protagonista del film. Ottimi come comprimari Pitt e Gosling. Il film meriterebbe una cascata di premi e riconoscimenti vari a parere di chi scrive, ha avuto diverse nominations ai Golden Globes (tra cui Carrell e Bale) , non vincendone nessuno. Vediamo cosa accadrà oggi pomeriggio per le nominations agli Oscar. Da un lato speriamo che il film venga premiato come merita, ma dall'altro, forse, da opera culturalmente e politicamente scomoda qual è come lo fu il suo modello ''L'asso nella manica'', anche l'assenza di riconoscimenti importanti gli renderebbe onore.  

Voto: *****

di Andrea Raciti

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