Ma che bravi Vlao, Iannittone e Zander… sono passati di categoria… E+.
Monte Redentore 2.448 m.
Proprio l’E+ aveva scoraggiato in molti, ma non i nostri prodi che, dopo l’esordio con il CAI alla Gola della Rossa, hanno raddoppiato con la traversata da Castelluccio a Forca di Presta.
Un percorso che si snoda all’interno del parco nazionale dei Monti Sibillini, un totale di 16 km di lunghezza e 1.200m di dislivello. Dati questi che hanno indotto, con la collaborazione del + vicino alla vocale, al conigliamento di molti pretendenti. Meglio così, in fin dei conti era giusto che alle 6:15, alla partenza da Piazza d’Armi, si presentassero solo i più motivati.
Fatto l’appello siamo pronti a partire. Ci vuole un po’ a smaltire la sveglia all’alba, la breve sosta colazione a Visso è provvidenziale. Da li il pullman fila liscio verso la spianata di Castelluccio che tutti si attendono invasa dalle chiazze di colore caratterizzanti la famosa fioritura. Infatti è così, prati sconfinati che variano dal verde speranza, al verde pisello, dal verde smeraldo al verde rubino.
Piana di Castelluccio
Ci accorgiamo immediatamente di essere gli unici babbei a non avere i bastoncini da trekking, ma facciamo finta di niente. Il primo salitone è ripidissimo e cominciamo immediatamente a dubitare della congruità della nostra scelta… una giornata a Palombina sarebbe stata probabilmente un’opzione da tenere maggiormente in considerazione. Poi però, arrivati sulla radura, il percorso si addolcisce e piano piano cominciamo a camminare sulla cresta della montagna sferzata da un vento patagonico. Arriviamo alla vetta del Monte Redentore 2.448 slm e ci ingurgitiamo i nostri meritati paninozzi cercando di ripararci dalle raffiche gelide. Da qui proseguiamo verso Forca di Presta, attraversando quello che da molti viene indicato come il chilometro più bello degli Appennini, senza sbagliare probabilmente, io non ho l’esperienza per dirlo, ma il panorama da lassù è memorabile, a destra la spianata di Castelluccio e tutte le sue sfumature di verde, a sinistra il Lago di Pilato con il suo azzurro profondo.
Si prosegue tra scorci suggestivi fino al rifugio Zilioli, non scendiamo al lago, non è quella la nostra meta, ma torniamo a valle completando l’attraversata.
Lago di Pilato
Dopo un lungo tratto di discesa accidentata arriviamo al pullman dove riposiamo le nostre giunzioni dopo 7 ore di cammino. All’appello manca clamorosamente Iannittone che non si trova nemmeno tra i curiosi che affollano le bancarelle dei salumi. Cominciamo a preoccuparci seriamente quando arriva anche la guida che chiude la fila. Quando siamo sul punto di chiamare l’elisoccorso eccolo lui che spunta dallo stradello come se niente fosse. Dice di essersi fermato a confortare un noto medico sportivo anconetano in difficoltà con le calzature, nessuno chiaramente gli crede e gli viene conferita con pieno merito la maglia nera della spedizione. Chissà se Bartelt avrebbe saputo fare fare di peggio?
Torniamo alla base ascoltando Italia-Uruguay alla radio. Alla fine dei tempi regolamentari siamo ad Ancona, in orario perfetto per gustarci divanizzati supplementari e rigori, finendo così questa bella giornata alternativa con un bel terzo posto alla Confederation Cup 2013