Roma è ferita.
Non ha particolare importanza che i danneggiatori siano stati tifosi di una squadra di calcio, è un dettaglio che tende solo a distrarre e a spostare la discussione su argomenti che inevitabilmente portano ai soliti luoghi comuni. E questo stavolta non interessa.
Interessa, invece, che il centro della nostra capitale sia stato ferito irreparabilmente, che uno dei simboli della nostra cultura sia stato impietosamente trasformato in un tiro a segno.
Che poi le bottiglie lanciate contro la vasca del Bernini siano state prima impugnate da degli Europei è solo una circostanza aggravante, ma rimane comunque un qualcosa d’inessenziale.
Quello che davvero conta è, invece, che qualcuno si sia sentito in potere di entrare nel cuore pulsante del nostro Paese e distruggere tutto invece di guardare con ammirazione la bellezza che Roma offre a tutti, incurante del fatto che si sia grandi estimatori di arte o bifolchi.
La faccenda di ieri in Piazza di Spagna è, quindi, sussumibile in un solo sentimento: la VERGOGNA.
Questa categorizzazione funziona particolarmente bene perché la vergogna è un sentimento ambivalente.
Da un lato, è il rendersi conto di aver fatto qualcosa per cui si può essere considerati dagli altri in maniera degradante. Dall’altro, suscita nel soggetto la consapevolezza della propria inadeguatezza per quello che si è subìto.
Vergogna per chi ha fatto e anche per noi che abbiamo subìto tutto questo.
Della sorte dei danneggiatori – diciamo la verità – non ci interessa.
Ci sentiamo feriti soprattutto dalla sfiducia e dalla paura che anche questa volta la faccenda si concluda con una smorfia da maschera di teatro ed una stretta di mano da fotografia.
Qui non si tratta di essere nazionalisti. Anzi, al contrario, bisogna richiamare tutti i propri sentimenti europeisti all’ordine e placare qualsiasi altro tipo di sussulto interiore.
È innegabile, però, che questo gesto sia stato un INSULTO diretto alla nostra identità e alla nostra cultura.
Ciò che ferisce ancora di più è che sia stato certamente compiuto senza una volontà specifica diretta in questo senso.
Nessuno di quelle scimmie impazzite intendeva insultare gli Italiani.
Nemmeno nelle loro più profonde elucubrazioni avrebbero mai mirato a tanto.
Hanno distrutto un simbolo del nostro Paese solo perchè è capitato, perchè era lì.
Perchè l’Italia e gli Italiani sono visti come il “Paese dei Balocchi”, in cui tutto è consentito, nulla ha importanza, nulla ferisce.
Ma oggi Roma è ferita.
E non cambia nulla insultare a propria volta gli offensori.
Non è nemmeno il momento di applicare il Vangelo del “porgi l’altra guancia”.
E neppure il momento di fare la voce grossa per poi tornare a nascondersi sotto al tavolo.
È una vecchia legge quella per cui non c’è rispetto per chi non si rispetta.
Siamo il Paese della Bellezza ma camminiamo sempre con la coda abbassata, imbarazzati come siamo dall’essere sempre gli ultimi della classe e sempre muniti di qualche magagna da nascondere.
Siamo una Bellissima donna ormai invecchiata a cui nessuno riserva più alcuna traccia del rispetto, ammirazione e timore reverenziale che la vera Bellezza impone.
Le esclamazioni di sorpresa sono ormai coperte dalle risate di chi ha mille motivi per ridere di noi.
Questo è l’aceto sulle ferite.
Di Andrea Giulia Monteleone.