Se fossi un editore italiano oggi mi preoccuperei di andare a reperire testi di scrittori greci contemporanei che raccontino quel paese all’ombra del massacro sociale. La letteratura greca, pure vitale, è scarsamente tradotta in Italia, a eccezione della poesia, di conseguenza non conosciamo, a parte gli specialisti della materia, quale sia il punto di vista degli scrittori sulla crisi che proprio in queste ore sta portando un intero popolo alla resa dei conti. È probabile che qualche editore nostrano si stia già muovendo in questa direzione, perlomeno è quello che mi auguro. I passaggi epocali della storia di una nazione vanno sempre documentati in letteratura. E noi abbiamo un interesse ravvicinato a capire, attraverso la letteratura, come l’opera di strozzinaggio delle banche mondiali ai danni di milioni di inermi cittadini penetri all’interno dei tessuti sociali e li deformi. Un interesse ravvicinato, perché la Grecia di oggi è il nostro incubo più angosciante, il nostro fantasma del padre.
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