La Grecia è incatenata all’UE da un gasdotto

Creato il 26 settembre 2013 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Con il passare del tempo e l’aggravarsi della crisi che sta inesorabilmente e, ormai non più, lentamente distruggendo l’economia e il tessuto sociale greco, la questione del perché la Grecia venga quasi forzatamente trattenuta dentro l’eurozona risulta agli occhi di molti sempre più inspiegabile.

Il conto alla rovescia per l’uscita ellenica dall’Unione si ripete quasi ogni quadrimestre, i segnali sono sempre chiari, le opzioni sempre meno, i termini massimi sempre più vicini e poi automaticamente non succede nulla, si estendono i prestiti, si rinnovano i finanziamenti, vengono messi in atto nuovi tagli alla spesa pubblica, con conseguente aumento della disoccupazione e, a dispetto di tutti i dati economici che peggiorano, la Grecia rimane un Paese dell’UE. Già un anno fa, l’economista Nouriel Roubini, al termine del Word Business Forum, dichiarava che: “è molto elevato il rischio che la  Grecia debba uscire da Eurolandia nei prossimi 6-9 mesi – evidenziando come la situazione in Grecia – “resta estremamente fragile. A causa delle pesanti misure di austerità la coalizione al Governo é molto impopolare e potrebbe collassare tra sei mesi. Le pesanti misure di austerità causano inoltre una situazione sociale esplosiva – concludendo che egli stesso riteneva – “più vantaggiosa un’uscita ordinata della Grecia dall’euro”.

Ormai tutti noi sappiamo che dietro il mantenimento della Grecia dentro l’area euro si cela il timore di un effetto domino in tutta l’Eurozona che potrebbe scaturire dall’uscita di un paese membro; prima con prelievi bancari di massa in Spagna, Irlanda, Portogallo e Italia, in seguito, con altre richieste di uscita da parte di quei Paesi messi in ginocchio dalle misure d’austerity.

Ma è solo questo che tiene la Grecia nell’euro? Solo il timore che altri seguano il suo esempio è il motivo che convince anche i politici (tedeschi) più riluttanti a rifinanziare il debito greco ogni volta?

Osservando questa situazione da una diversa angolatura rispetto a quella meramente politica, si può facilmente arrivare a capire come siano altri interessi, in un disegno più esteso, a mantenere la Grecia all’interno dell’Unione. Un recente articolo apparso sul sito web Deutsche Wirtschaftsnachrichten, mette in risalto una variante che agli occhi dimolti era nascosta. Questa variante è legata ad uno dei campi più sensibili e di maggior importanza dal punto di vista geo-strategico: la politica energetica. La Grecia naturalmente non possiede risorse energetiche di alcun tipo, ma la sua importanza in questo campo è data dalla sua posizione. L’Europa negli ultimi anni si è messa in una posizione molto scomoda, soprattutto per quanto riguarda i rifornimenti di gas. Come molti sapranno il nostro continente è legato mani e piedi ai rifornimenti provenienti dalla Russia ed in particolare dalla azienda Gazprom, leader mondiale nel mercato del gas che, ai tempi fortemente consigliata dall’ex Cancelliere tedesco Schroeder, opera in un regime di vero e proprio monopolio nel nostro continente. Per uscire da questa situazione di monopolio nel 2003 è partito il progetto TAP (Trans-Adriatic Pipeline). Il TAP prevede la costruzione di un gasdotto che partendo dalle riserve di gas situate nella zona del Caucaso, Mar Caspio e in Azerbaigian, arrivi fino in Europa attraverso Turchia, Grecia, Albania ed infine Italia. Gli azionisti del progetto TAP sono, naturalmente, i colossi mondiali dell’industria energetica:

·   BP ( 20 % )

·   Socar ( 20 % )

·   Statoil ( 20 % )

·   Fluxys ( 16 % )

·   Total ( 10 % )

·   E.ON ( 9 % )

·   AXPO ( 5 % )

A causa dell’instabilità attuale in Siria e dell’impossibilità di costruire un gasdotto che passi da quel Paese, il TAP ricopre un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento energetico europeo a lungo termine.

La Grecia per la costruzione del gasdotto riceverà 1,5 miliardi di euro, esattamente la cifra promessa se questi avessero seguito alla lettera il programma di privatizzazioni ordinato dalla Troika. Ma il governo greco si è rifiutato di privatizzare l’azienda pubblica del gas la DEPA, motivando la scelta con la mancanza di una vera offerta ragionevole, anche se più presumibilmente perché consapevoli che il gas naturale nei prossimi anni riverserà nelle loro casse vuote enormi proventi. “A dispetto delle promesse degli operatori della creazione di numerosi posti di lavoro in Grecia legati alla costruzione del gasdotto, il progetto, sottolinea il sito tedesco, non porterà alcun reale beneficio ai cittadini greci che continueranno a subire i programmi d’austerità.”

Il progetto TAP è considerato “troppo grande per fallire”, lo stesso presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso lo ha definito: “un grande successo per l’Europa e una pietra miliare per la sicurezza energetica della nostra Unione “. Perché di questo alla fine si tratta, politica energetica, accesso alle materie prime e futura prosperità per l’Europa. La Grecia deve restare nell’UE e non sprofondare in un temutissimo caos che si creerebbe con molta probabilità a seguito di un’uscita. Per questo per l’UE la Grecia è importante. I greci meno.


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