La green economy e l’innovazione salveranno l’Italia dalla crisi del lavoro?

Creato il 18 gennaio 2013 da Yellowflate @yellowflate

Periodo di elezioni questo e mai come oggi queste elezioni si giocano sul tema dell’occupazione. Peccato che i politici, notoriamente molto in là con gli anni e poco inclini alla tecnologia, non usino quasi mai parole come “green economy” e “innovazione” che hanno fatto vincere la campagna elettorale di Obama negli Stati Uniti. In Italia un simil Obama che faccia sognare gli italiani e che faccia sperare in un aumento dell’occupazione in settori trainanti come il verde e l’innovazione non si vede proprio. Qualcuno dice, giustamente, tagliando corto,che siamo un paese in declino. Ma dove è iniziato questo declino? Dove è andata a finire l’Italia invidiata da tutto il mondo degli anni ottanta, nel settore della moda, dell’artigianato, del cibo, della creatività. C’è stato un punto nel quale la nostra nazione si è avvitata ed ha iniziato a perdere colpi? Sicuramente la sbornia dell’apparire degli anni ottanta non ci ha fatto bene. Tutto questo ha comportato, nei decenni che si sono succeduti uno sgretolamento dell’attenzione dei governi verso la cultura, l’istruzione e di conseguenza verso l’innovazione. A esempio la scuola primaria italiana è sempre stata considerata nel mondo uno dei sistemi scolastici migliori. E noi cosa facciamo? Gli diamo addosso con pesanti tagli. Tagli che hanno colpito tutti gli altri comparti della scuola pubblica e l’università italiana. Di conseguenza poi anche la ricerca e l’innovazione. Noi siamo, oramai da decenni, una delle nazioni che investono meno in ricerca e innovazione. Quindi cosa possiamo sperare dal fronte occupazionale quando, oggi, i settori trainanti nel mondo sono quelli che noi non spingiamo? Prendiamo ad esempio il settore delle fonti rinnovabili. La Germania è notoriamente una delle nazioni al mondo che ha investito di più nel solare. Pensate…la Germania, che rispetto al territorio italiano ha sicuramente un irraggiamento decisamente minore. Quindi da qui possiamo capire le grandi potenzialità che il nostro paese potrebbe avere, specialmente al sud, dove la disoccupazione raggiunge livelli record. Peccato che in Italia i geni, denominati oramai “cervelli in fuga”, vengano attirati e coccolati dai centri di ricerca esteri e in pochi si sognano di rientrare nella nostra disastrata Italia dove non sappiamo neanche cosa voglia dire la parola meritocrazia. Nel nostro paese sono poche le figure head hunter Italia, cioè figure di cacciatori di teste che operano alla ricerca di profili alti e molto specializzati. Da qui anche la voglia, da parte dei giovani italiani, di andare all’estero e giocarsi lì le carte, in luoghi dove la valutazione della persona avviene sulle capacità e non sulle raccomandazioni o le spinte del politico di turno.
Comunque ci sono delle piattaforme in rete che permettono di superare queste barriere ed essere selezionati per le capacità che si hanno. Sentivo proprio l’altro giorno su Radio 24, una delle radio che pone più l’attenzione al mondo del lavoro e dell’innovazione, l’esperienza di un giovane che aveva preso al volo una offerta di lavoro a Lucca su Experteer. Il giovane raccontava con entusiasmo di questa esperienza e di come, dopo solo un anno di contratto a tempo determinato aveva ricevuto l’offerta di lavoro a contratto indeterminato. Insomma, il posto di lavoro in Italia è un miraggio ma avendo la padronanza dell’uso della rete, utilizzando piattaforme come Experteer, è possibile entrare in contatto con aziende serie e che cercano giovani talentuosi che hanno profili decisamente alti. Molte aziende provano ad inventare nuove strategie per combattere la crisi, come abbiamo letto anche recentemente, soluzioni che spesso trovano l’opposizione dei lavoratori e dei sindacati che giustamente vogliono mantenere i diritti di lavoro acquisiti.


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