La guerra accanto – L’Europeo.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Nei giorni del Salone del Libro si era sparsa la voce di un’uscita dell’Europeo sulle guerre della ex Jugoslavia. Ma io, preso com’ero dalla presentazione di Zagreb, me lo sono lasciato sfuggire. Un paio di giorni fa, all’areoporto di Milano, in partenza per Berlino, lo trovo e lo compro.

Il numero dell’Europeo si intitola “1991-2011 ex Jugoslavia. La guerra accanto.”

Appena in aereo, lo sfoglio. Guardo le immagini.

C’è Vukovar – La “Città” in Zagreb – un ricordo delle vittime di Ovcara – Il “massacro dell’ospedale” in Zagreb – una vista dalla torre dell’acquedotto – la “Torre” in Zagreb.

Poi leggo. Mi colpisce l’assonanza di alcuni articoli dell’Europeo con Zagreb: le parole sono le stesse.

Sull’Europeo: “I nostri capi ci addestravano con i maiali…”

In Zagreb: “Non ricordo molto… no no… ricordo solo che i capi mi portarono in un posto non lontano da qui…”

Sull’Europeo: “(…) nei campi di battaglia del Kosovo, che inghiottivano e vomitavano le vittime della polizia serba (…)”

In Zagreb: “(…) la Base era un mostro che ingoiava carne e sputava ossa, era un mostro che mangiava uomini e vomitava soldati.”

E ancora, sull’Europeo si legge: “Torture, stupri, sgozzamenti (…) Un lavoro non facile. Faticoso.”

In Zagreb: “Trascinare un corpo era faticoso, era faticoso scavare una buca nel fango, posizionarli in modo che occupassero meno spazio possibile; al momento di ricoprirli, era faticoso vedere le espressioni di dolore in quegli occhi spenti. ”

Non c’è da stupirsi, credo.

Questa è la guerra. Che sia vera, come quelle nella ex Jugoslavia, o che sia racconto, come quella in Zagreb, la guerra ha una sola retorica, un solo colore.

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