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La guerra civile italiana

Creato il 26 agosto 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1
LA GUERRA CIVILE ITALIANA Secondo Clausewitz, la guerra è il modo con il quale un Paese costringe un altro Paese a fare qualcosa. Ma normalmente la si evita. Se il Paese A è forte e il Paese B è debole, basta la minaccia. Lo scontro non conviene a nessuno dei due e per evitarlo basta che A non chieda troppo e B non resista troppo. La guerra scoppia infatti quando le pretese sono eccessive o ambedue i Paesi pensano di avere buone probabilità di vittoria.
Questa logica non appartiene solo alla guerra. I rapporti internazionali sono costituiti dal continuo scontro degli interessi contrapposti. Di solito questi contrasti conducono a compromessi, trattati, accordi. Solo quando la diplomazia non è sufficiente si ricorre alle armi. E infatti, secondo la famosa definizione dello stesso Clausewitz, la guerra è “la continuazione della politica con altri mezzi”. Definizione che si può anche rovesciare: la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi. Sia in guerra, sia in politica, è corrente l’uso occasionale di un’economia negativa. Normalmente ognuno si chiede “quanto ci guadagna”, in questo caso ci si chiede “quanto la si farà costare al nemico”. Se in una battaglia si perdono cinquanta carri armati ma il nemico ne perde cento, si è fatto un affare. Anche in politica si può ottenere qualcosa offrendo alla controparte un vantaggio (“economia normale”) oppure minacciandola di gravi danni (“economia negativa”). E se lo scontro diviene inconciliabile si passa alla guerra totale. È la situazione dell’Italia. Nel corso di due decenni la lotta fra Silvio Berlusconi e il Pds-Ds-Pd è stata contenuta nell’ambito del gioco democratico: “Vinci tu, governi tu, vinco io, governo io”. Ciò perché un diverso comportamento, mentre avrebbe gravemente danneggiato l’Italia, non sarebbe stato vantaggioso per nessuno. Ora invece il Pd vuole trarre tutti i vantaggi possibili dalla recente sentenza della Cassazione e Silvio Berlusconi si sente attaccato non da qualcuno che vuole batterlo nelle urne (lotta politica), ma da qualcuno che vuole distruggerlo personalmente (assassinio politico). Si è dunque passati alla guerra. Berlusconi non ha più avuto nulla da offrire in positivo ed è passato a minacciare la caduta del governo e una crisi gravissima per l’Italia. Non più: “Che cosa ci guadagno?” ma: “Che cosa ti faccio perdere?” Se la crisi ci sarà, molti diranno che Berlusconi è un traditore della Patria. Un uomo che, per il proprio personale interesse, fa pagare un prezzo altissimo all’intera comunità nazionale. Affermazione palesemente falsa. Se per fermare l’avanzata del nemico uno Stato minaccia di avvelenare i pozzi, non è che voglia far morire molti suoi cittadini: vuole a qualunque costo uccidere i soldati invasori. E l’invasore, non che occuparsi delle vittime, se non per fini di retorica bellica, deve soltanto chiedersi se effettivamente moriranno molti dei suoi soldati e se l’avanzata fallirà. Per questa ragione Tucidide consigliava di trattare il nemico vinto con umanità: perché diversamente si sarebbe difeso fino alla morte, provocando molti più lutti anche al vincitore. Chi si reputa vincente non deve spingere troppo oltre l’aggressività: non ha interesse a pagare un prezzo altissimo per una vittoria che può conseguire comunque. La crisi che Berlusconi può provocare sarebbe un grave danno per tutti: ma mentre la sinistra può evitarla non riducendo il nemico alla disperazione, questi, sul punto di essere annientato, non ha nulla da perdere e può comprensibilmente usare qualunque arma. È la logica della guerra. Berlusconi non agisce per vaghi motivi ideologici, si trova a combattere per la propria sopravvivenza politica e accessoriamente per la propria libertà. Cioè per ragioni ben più forti della normale politica. Dunque bisogna aspettarsi da lui qualunque reazione gli consenta il suo partito. Se Israele stesse per soccombere ad un attacco dell’Iran - cioè di un Paese che da sempre promette di cancellare i sei o sette milioni di israeliani dalla faccia della Terra - non ci si dovrebbe meravigliare se facesse scoppiare una bomba all’idrogeno su Tehran, provocando d’un sol colpo milioni di morti. Ed anzi bisognerebbe rispondere onestamente a questa domanda: chi sarebbe responsabile delle vittime, l’Iran sterminatore o Israele che vuole sopravvivere o come minimo far pagare carissima la vittoria all’avversario? Il mondo della Natura ci insegna che, quando combatte per la propria vita, anche un coniglio è capace di mordere. Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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